Uno, mille, nessuno. L'ambizioso progetto del regista Davide Livemore chiamato a festeggiare i duecento anni del
Due i propositi annunciati da Livermore, regista che si era fatto apprezzare nella recente
VIRTUOSISMO
Lo spettacolo prende le mosse in questo clima che vorrebbe essere divertente e gag che dovrebbero far ridere ma non ci riescono, nonostante il virtuosismo tecnologico delle videoproiezioni, firmate da D-Wok, la fantasia dei bei costumi di Gianluca Falaschi e le tante citazioni cinematografiche e teatrali. Soprattutto nel primo atto il palcoscenico è immerso in un'atmosfera grigia e tetra che certo non ha aiutato. I personaggi alla Tim Burton o alla Dottor Stranamore sono slegati rispetto al decorso dell'opera: Don Bartolo è su una sedia a rotelle e Don Basilio ha un braccio metallico che emette un suono sinistro ad ogni movimento. La presenza di giochi di magia e di un mimo vestito da orso non aggiungono nulla alla scena già molto affollata.
CHARLESTON
Nella sua carrellata storica attraverso i secoli, il “Barbiere” prosegue per l'età del charleston: il finale del primo atto è il momento più riuscito. La vicenda si chiude con un'ambientazione contemporanea: i personaggi principali sono tutti stretti davanti alla televisione comprata a rate, mentre il coro canta con un occhio al cellulare in mano.
Sul podio un direttore dell'esperienza di Donato Renzetti ha garantito una buona tenuta dell'Orchestra e del Coro del Teatro anche se il risultato non è sembrato particolarmente brillante. Florian Sempey era un Figaro ben preparato vocalmente ma non altrettanto scenicamente. Buona la prova di Edgardo Rocha, nei panni del Conte Almaviva; ha superato indenne la difficilissima aria
Alla conclusione della prima, una buona parte del pubblico ha sonoramente contestato il regista, applaudendo gli interpreti e il direttore. Sono previste in programma quattro repliche fino al 21 febbraio.[FIRMA-E-SIGL]
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