Igor, la caccia flop: la procura militare indaga sull’Arma

Igor, la caccia flop: la procura militare indaga sull’Arma
di Cristiana Mangani
4 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Ottobre 2017, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 08:14

Hanno messo in campo droni, reparti speciali, tecnologie sofisticate ma non è servito a niente perché Igor Vaclavic, il criminale di Budrio, è riuscito ugualmente a volatilizzarsi e sono ormai sette mesi che non si hanno più sue tracce. Le ricerche hanno mostrato parecchie debolezze, tanto che ora, oltre alla procura ordinaria che indaga su omicidi e scomparsa, è entrata in campo anche la procura militare di Verona e ha aperto un’inchiesta delicata. Riguarda, infatti, gli errori commessi durante le indagini svolte dai carabinieri. E in particolare quelle su un episodio specifico, avvenuto l’8 aprile scorso, che rimane ancora misterioso. Il killer che, in realtà, si chiama Norbert Feher e ha anche molti altri alias, era già braccato dai reparti d’élite dopo aver ucciso il barista di Budrio, Davide Fabbri, un volontario guardiapesca Valerio Ferri, e aver ferito la guardia provinciale di Ferrara Marco Ravaglia. Si aggirava nel bosco di Molinella, tra gli anfratti nel verde, quando si è trovato davanti un posto di blocco composto da tre carabinieri.

IL POSTO DI BLOCCO 
Erano passate poche ore dal delitto di Verri. I militari hanno provato a fermarlo a distanza, gli hanno intimato l’alt, ma non hanno sparato. I loro superiori hanno giustificato l’episodio dicendo che non c’erano le condizioni di sicurezza per poterlo fare, che il rischio era troppo alto. Si trattava di carabinieri giovani, forse inesperti. Si sono limitati a tenerlo d’occhio in attesa dei rinforzi. Da quel momento, però, Igor, è sparito. È riuscito a trovare un furgone bianco, ad allontanarsi dal luogo dove c’era la pattuglia, e poi abbandonare il mezzo. Ha avuto anche il tempo di prendere lo zaino dal furgone, di raccogliere qualche indumento e di fuggire. Quello avvenuto a Marmorta di Molinella è stato l’unico e ultimo vero avvistamento del criminale slavo.
Per questa ragione, il procuratore militare di Verona, Stanislao Saeli, ha deciso di aprire il fascicolo sulla base delle notizie riportate dai giornali. Per ora è modello 45, senza indagati né ipotesi di reato. Si vuole però capire cosa sia realmente successo, anche perché sono diversi gli aspetti da chiarire. La fuga di Vaclavic è un’ombra nera sul curriculum dei nostri reparti speciali. L’uomo era armato e anche ferito, ma è riuscito ugualmente a dileguarsi. Da quel giorno sono stati in tanti a riferire di averlo visto, anche se le segnalazioni si sono rivelate nulle. Il 25 aprile scorso, un pachistano in bicicletta ha sostenuto che era certamente Igor quello che gli aveva tagliato la strada, a piedi, in provincia di Ferrara. E ancora, c’è chi lo ha intercettato in un supermercato, chi nella boscaglia dentro una capanna. 

LA RELAZIONE
Dal rapporto presentato dai militari dopo il flop dell’8 aprile, vengono descritti i particolari di quella sera. I tre carabinieri sarebbero stati in borghese e con un’auto non riconoscibile, quando hanno incontrato lo slavo. A quel punto avrebbero comunicato con la centrale, mentre tentavano di avvicinarsi e di seguirlo. Ma poi lui li ha abbagliati con i fari, sembrava anche disarmato. È stato un attimo: è sceso dal furgone, ha preso anche lo zaino con le sue cose. I tre hanno spiegato che hanno provato in tutti i modi a sparargli, ma che la posizione non era favorevole e che avrebbero rischiato la vita.
Nel frattempo, comunque, le indagini penali sono andate avanti. Il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, ribadisce che si continua a fare tutto il possibile per rintracciarlo e che non bisogna disperare. Di certo, però, ormai gli inquirenti sembrano orientati a escludere che il killer possa trovarsi ancora nella zona tra il ferrarese e il bolognese. Probabilmente ha trovato la fuga attraverso i canali della bonifica, così come aveva già fatto in passato, e lo aveva anche raccontato a un suo compagno di cella. Ha terrorizzato la zona per anni con rapine e atrocità, tanto che è stato deciso di offrire una taglia in cambio di informazioni. Ma senza ottenere risultati. Nei giorni scorsi, poi, è stato predisposto un decreto per fare ottenere un indennizzo di circa 7.200 euro alle famiglie delle vittime. «Un bel gesto - dice Maria Sirica, vedova di Fabbri - ma certo non mi restituirà mio marito». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA