A quanto si è appreso si stava nascondendo nelle campagne nella zona di Gubbio. In un’abitazione privata nella quale sarebbe stata trovata dai carabinieri (hanno collaborato anche i militari eugubini) anche una piantagione di cannabis. Non si ancora se in queste settimane da fuggiasco l’uomo sia stato aiutato o meno da qualcuno. Non si esclude la possibilità che possa essere stato aiutato da qualcuno che vive proprio nella zona dove è stato ripreso e arrestato.
Una cosa è certa: il 49enne non è mai andato troppo lontano da Pesaro preferendo darsi alla macchia nell’Appennino. Più di due settimane fa, per una giornata intera, i carabinieri avevano passato al setaccio la zona del monte Nerone, in particolare le località gravitanti attorno ad Apecchio, Cagli, Cantiano, Serravalle di Carda, Pianello e Acquapartita. L’uomo era evaso quasi un mese fa dalla casa della madre, a Chiusa di Ginestreto, dove scontava, con obbligo di indossare il braccialetto elettronico, i domiciliari come misura cautelare per le due condanne ricevute per le accuse di violenza sessuale, lesioni e maltrattamenti. Una di queste è stata confermata proprio pochi giorni fa in Cassazione, diventando definitiva a 4 anni e 4 mesi. L’altra è stata confermata in appello a 6 anni.
C’è anche una terza vittima, per un fatto di lesioni, per cui deve essere ancora giudicato. Era riuscito a spezzare il braccialetto elettronico e ad allontanarsi in auto. La sua evasione e la successiva latitanza avevano destato un forte allarme sociale, soprattutto per le due sue ex compagne, una delle quali è ancora ospite di una struttura protetta per evitare i contatti con lui.
Da una di loro aveva avuto un figlio, poi l’interruzione di una seconda gravidanza. Lui la minacciava: «Se lo dici a qualcuno ti violento, ti ammazzo e sotterro il cadavere. Sono stato in Somalia, non avrei problemi a farlo».
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