«Scacco matto ai dittatori», Garry Kasparov presenta il suo libro “L’inverno sta arrivando”

«Scacco matto ai dittatori», Garry Kasparov presenta il suo libro “L’inverno sta arrivando”
di Marco Ventura
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Domenica 20 Marzo 2016, 00:32 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 16:10
Parlare di guerre, migrazioni e dittature con Garry Kasparov equivale a muoversi sullo scacchiere internazionale con gli occhi e la testa del più grande campione di scacchi di tutti i tempi.

]Prima domanda, prima mossa. Nel suo libro appena uscito in Italia per Fandango, “L’inverno sta arrivando”, critica l’approccio di Obama con Putin e altri dittatori a partire dal discorso del 24 luglio 2008 a Berlino. Perché? 
«Come prima mossa bisogna capire l’atteggiamento di Obama verso il mondo: lui è convinto che la percezione vinca sulla realtà. Il modo in cui tratta i conflitti è quello del “campaigner” che ha vinto tutte le battaglie con i repubblicani e sa come trattare con loro. Ma non con i nemici del mondo libero, che sono minacce reali. Alla fine della guerra fredda si era diffusa la credenza, riflessa nel grande libro di Fukuyama sulla fine della storia, che il male sarebbe stato sconfitto una volta per tutte. Oggi abbiamo capito che il diavolo può anche essere sconfitto una volta, bruciato sotto le rovine dei muri, ma poi esce fuori di nuovo».

E non possiamo farci nulla?
«A noi gente civilizzata piace vivere, è una reazione umana. Per questo ho suggerito al mio editore quel titolo, L’inverno sta arrivando. Per dire che la storia non è lineare, segue le stagioni. E sta per tornare un vero pericolo. L’inverno potrà essere lungo o breve: se ci coglie impreparati può essere terribile. Come giocatore professionista, analizzo sempre le partite che ho giocato. E noi dobbiamo analizzare le guerre che abbiamo combattuto. Molti dicono che non c’è una logica. Ma io da giocatore posso dirti che 2 più 2 può non fare subito 4, eppure in qualche modo alla fine fa sempre quattro. Il dittatore opera sempre sul breve termine, pensa a sopravvivere, al proprio beneficio immediato. La democrazia invece può vincere solo sul lungo termine. Il dittatore gioca a poker, la democrazia deve giocare a scacchi. Oggi i leader delle democrazie occidentali sono giocatori di poker».
 
Cioè quasi dei dittatori?
«Non arrivo a dire questo. Ma Obama è il classico caso di politico che si preoccupa di sé stesso, di battere gli avversari, senza preoccuparsi del bene delle istituzioni che rappresenta. Riflette la mentalità dell’America di oggi. Non a caso è stato rieletto da 70 milioni di americani. Esprime il mood, il sentire del popolo americano. Anche in Europa, nessuno vuol parlare di sacrificio, rischi o conflitti. Ciò rende molto difficile combattere i dittatori. Obama pensa di poter decidere di andare o no alla guerra, tanto poi tutti lo seguiranno perché l’America è una superpotenza, ma la volontà politica è importante tanto quanto la potenza militare».

Obama di fronte a Putin è troppo debole?
«Putin è nemico del mondo libero. Non è l’unico, ma il pericolo maggiore è dato dal clima generale che Putin contribuisce a creare violando il diritto internazionale e aiutando iraniani, nordcoreani, anche terroristi…»

Putin non sta bombardando l’Isis in Siria?
«Sta bombardando chi? Gli americani stanno bombardando l’Isis, anche se non abbastanza! Non Putin. Al Nushra vicino ad Aleppo non è l’Isis, non decapita e non brucia le persone. Bombardare a tappeto non può essere un modo per liberare le città».

Assad non è nemico dell’Isis?
«I dittatori vogliono sempre che si debba scegliere tra sé stessi e qualcuno che è peggiore di loro. Assad e l’Isis hanno fatto affari e le banche russe hanno facilitato questi affari. Chi ha dato all’Isis i cellulari, come possono avere una connessione ed essere operativi? L’Isis controlla le centrali di energia, come fa se non ha ingegneri? Assad vuole che l’Isis resti, finché c’è nessuno andrà contro di lui. Quando una bomba americana finisce su un ospedale apriti cielo! Quando bombarda Putin nessuno dice nulla. È lui ad aver creato i rifugiati, non l’Isis. Scappano da Assad e dalle bombe russe. Putin ha capito che i rifugiati sono un’arma per destabilizzare l’Europa, indebolire la Merkel, aiutare Marine Le Pen e le forze che sostengono lui. Ha detto che si ritira, ma io da giocatore ho visto la sua faccia, un errore della tv russa trasmetterlo: il ministro della Difesa è sbiancato, era la prima volta che sentiva del ritiro».

Allora che cosa dobbiamo fare? Me lo dica da scacchista…
«Da giocatore ti dico: prendiamo il respiro e cerchiamo di capire come ci siamo ritrovati in questa situazione. I tentativi di negoziato e compromesso con Putin finiscono sempre in nuovi conflitti, perché non è così forte come vuole far credere. È come la mafia, se il boss sembra debole lo abbattono. L’Europa non ha scelta, deve usare la forza».

Con i migranti cosa fare?
«L’equazione qui non è lineare. I muri non sono tutti uguali: quello che tiene fuori i migranti non è lo stesso che tiene i propri cittadini prigionieri. Certo, bisogna rispettare i diritti umani e essere generosi, ma ci troviamo di fronte a una guerra mondiale con tanti cattivi ragazzi. Occorre guardare oltre. Se si comincia a negoziare sui valori morali e si cercano soluzioni inclusive, perdiamo noi stessi. Gli immigrati vanno riportati indietro, non incorporati nell’Europa. Bisogna andare a combattere l’Isis dov’è e riportarci i profughi. Altrimenti i cattivi li useranno contro di noi».

Quale presidente si augura per gli Stati Uniti? 
«Non sono un fan di Hillary Clinton ma se la scelta è tra lei è Trump io dico: Hillary può essere una cattiva opzione per l’America, Trump è un pericolo per il mondo. L’America ha abbastanza buon senso e credo che i repubblicani troveranno il modo perché non sia lui il candidato. Il ticket che preferisco è Kasich-Rubio, perché Kasich è strutturato e Rubio ha radici cubane: sa che cos’è il totalitarismo».
 
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