Consip, dietro la manipolazione l’ombra della faida per la rimozione del “capitano Ultimo”

Consip, dietro la manipolazione l’ombra della faida per la rimozione del “capitano Ultimo”
di Valentina Errante
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Martedì 11 Aprile 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 08:36

Sembra l’ultimo atto di una storia che comincia all’epoca della “rottamazione” pensata da Matteo Renzi. Perché il difficile rapporto tra l’ex premier e il Nucleo tutela ambiente risale a 2014, quando i brogliacci delle intercettazioni del Noe finiscono sui giornali e riportano un dialogo imbarazzante tra lo stesso Renzi e il generale della Finanza Mario Adinolfi. Si parla di Enrico Letta, definito «un incapace» dal futuro premier. Da allora tanti episodi si sono susseguiti in questo conflitto sotterraneo, a cominciare dalla rimozione dell’allora comandante del Noe, Sergio De Caprio, meglio conosciuto come Capitano Ultimo, per mano del comandante generale dell’Arma, Tullio Del Sette. E adesso l’inchiesta Consip, la più spinosa per la procura di Roma, sembra un campo di battaglia dove si consuma una un’antica vendetta all’interno dell’Arma. Gli accertamenti, destinati ad andare a fondo per sgombrare il campo da sospetti, riguardano da un lato il capitano del Noe, indagato per avere falsificato gli atti consegnati in procura con il presunto obiettivo di appesantire le prove nei confronti della famiglia Renzi. Dall’altro le accuse nei confronti del comandante generale Tullio Del Sette, indicato come colui che avrebbe informato gli indagati delle intercettazioni in corso da parte dello stesso Noe.

LO SCONTRO
Prima della svolta di ieri, l’ultimo capitolo dello scontro era stata la revoca delle indagini al Noe da parte del procuratore Giuseppe Pignatone, dopo che alcuni atti dell’inchiesta erano finiti ai giornali. Una reazione dura, sebbene la vera fuga di notizie, la più imbarazzante, fosse stata quella che aveva danneggiato le indagini in corso, visto che l’ad di Consip, Luigi Marroni, aveva deciso di bonificare il suo ufficio, rivelando ai militari del Noe prima e ai pm di Napoli dopo, che a informarlo era stato il ministro allo Sport Luca Lotti e che la notizia gli era stata indirettamente confermata dal dal comandante generale Tullio Del Sette. Ora arriva l’ultimo strappo, col capitano Scafarto accusato di avere riferito dolosamente i contenuti delle sue informative.

I PRECEDENTI
Sullo sfondo di questa imbarazzante vicenda e di un’inchiesta spinosa che rivela un “sistema” di tangenti e corruzione, rimane dunque il difficile rapporto tra il Noe dei carabinieri e l’ex premier Matteo Renzi, soprattutto dopo che Sergio De Caprio aveva lasciato la divisa per passare all’Aise, il controspionaggio militare. Era l’investigatore più fidato per la procura di Napoli e, soprattutto, per il pm Henry John Woodcock, lo stesso che ha avviato l’inchiesta Consip. Un episodio che aveva suscitato qualche reazioni ma, alla fine non aveva avuto grande eco e qualcuno l’aveva messo in relazione a certe indagini del Noe. Il nucleo comandato da Ultimo aveva incrociato più volte la famiglia Renzi e lo stesso premier. Fascicoli di grande risonanza mediatica che però non hanno mai avuto seguito. A far discutere era stata un’intercettazione del gennaio 2014, trascritta e diffusa proprio dal Noe dei carabinieri e finita in un’indagine contro ignoti, in cui Matteo Renzi confidava al generale delle Fiamme Gialle Mario Adinolfi l’intenzione di far dimettere Enrico Letta, all’epoca ancora presidente del Consiglio, perché «incapace».

LA REAZIONE DELL’ARMA
L’unico commento dal Comando generale dei carabinieri è la «rinnovata fiducia nella magistratura». Il generale Del Sette aveva già fatto sentire la sua voce, presentandosi dai pm. «Su di me solo notizie infondate», aveva detto.

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