Quei buttafuori disposti a tutto: un esercito di sfruttati e irregolari

Quei buttafuori disposti a tutto: un esercito di sfruttati e irregolari
di Raffaella Troili
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Martedì 5 Settembre 2017, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 08:28
Muscoli in vista, volti imbronciati, caricature di pugili, sbirri, ex militari, esaltati, alcuni. Gli ex buttafuori, ora “operatori di sicurezza” a Roma sono ufficialmente almeno 3mila, iscritti nell’albo della Prefettura dopo aver acquisito i requisiti e il diploma rilasciato dalla Questura e previsto dal decreto Maroni (90 ore di corso, un tempo gestite dalla Regione, poi passate a scuole private e Caf). Ma almeno un altro migliaio resta dietro le quinte, è chiamato lo zoccolo duro: sono quelli che non si tirano indietro, anzi, davanti a risse di 40/50 persone. Cani sciolti, a migliaia. Le agenzie, illegali e legali, li usano nei locali difficili o come free lance per i grandi eventi: sono i più “cattivi”. I corsi sono aperti a tutti (le selezioni le fanno l’istituto di vigilanza o la società di investigazione), il diploma previsto dal decreto Maroni si rilascia a tutti, ma costoro non risultano iscritti nell’albo della Prefettura, non sono idonei o non hanno fedine penali immacolate. Eppure sono quelli che guadagnano di più. I più richiesti, su fronti difficili. Molti di quanti sono negli elenchi della Prefettura fanno solo fare bella figura in termini di numeri alle società più spregiudicate, raramente vengono chiamati a lavorare.

LA TRUFFA 
Una truffa che fanno molte società. Che se va bene arruolano un paio di buttafuori per bene, sfilandogli fino a mille euro per il diploma. Ma in borghese, dentro il locale, assoldano chi non è iscritto in nessun elenco perché pieno di denunce. Per rientrare nelle liste dei buttafuori basta un certificato medico che dice che non si fa uso di stupefacenti e alcol, una chiacchierata informale, dieci giorni in cui sono spalmati i corsi. «La regola - spiega un responsabile di una società di operatori di sicurezza- è non alzare le mani, difendere e non aggredire, solo immobilizzare in attesa che arrivino le forze dell’ordine. Di solito i litiganti vengono divisi: uno portato all’esterno senza usare calci e pugni, l’altro emarginato all’interno. Si interviene in massa, poi fuori la responsabilità passa al buttafuori che sta sulla porta “neutro” e preparato ad hoc. Si prende insulti e sputi senza reagire, a volte alla fine reagisce». Però difende il suo lavoro: «Amiconi non si può essere, c’è gente che viene lì davanti solo per offendere e umiliare. In linea di massima, salvo eccezione è chiaro che devi essere un armadio a 4 ante palestrato o comunque un atleta corretto e preparato che sappia restare in tutti i sensi al di sopra della massa». Non è facile. La maggior parte delle società non si fa scrupoli a reclutare chi è in cerca di una riabilitazione professionale. In teoria il personale deve saper intervenire in caso di malore, incendio, risse. E cresce il numero di buttafuori donne, come di pari passo sono aumentate le risse al femminile. I guadagni vanno dai 50 ai 120 euro a serata, «molto spesso chi prende cifre molto alte è perché è chiamato a presidiare posti altamente rischiosi e non ha scrupoli. All’Eur, a Casal Palocco, a Ostia, a Testaccio, al Gay Village estivo le maggiori tensioni, il fatto è che per fare soldi spesso non si fa una buona selezione e si fanno entrare tutti». Pochi a sentire i professionisti che lavorano nell’ambiente seriamente, sono in regola, nonostante i controlli della Polizia amministrativa e le multe a carico di cliente, società e buttafuori dai 1.500 ai 5mila euro. «I buttafuori più forti, i più pagati sono picchiatori storici, la maggior parte delle volte cercano di non figurare, è un lavoro che ti porta molte denunce, il pazzo della situazione si presenta sempre. Ma non c’è bisogno di abusare, ridurre una persona in fin di vita, massacrare qualcuno in pubblico. Se Galvagno era già conosciuto, l’errore è stato averlo fatto entrare ancora. Non è gente addestrata. Purtroppo un buttafuori non si fa in 10 giorni e 90 ore di corso. Con un contratto di sicurezza sussidiaria e un’iscrizione in prefettura». Intanto il lavoro cresce: con l’allarme antiterrorismo, i buttafuori ora possono chiedere di aprire - non ispezionare - le borse, chiedere un documento, segnalare personale sospetto.
 
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