Bankitalia, il monito di via Nazionale: no alle invasioni di campo

Bankitalia, il monito di via Nazionale: no alle invasioni di campo
di Rosario Dimito
4 Minuti di Lettura
Sabato 28 Ottobre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 10:16

MILANO - Un applauso temperato, come è nello stile della casa, seguito da calorose strette di mano. «Governatore, il Consiglio ha espresso all’unanimità parere favorevole affinché lei possa svolgere un altro mandato all’insegna dell’indipendenza e autonomia». Sono le 9,45 di ieri mattina. Ignazio Visco si è da poco affacciato nell’atrio principale di Bankitalia. Il consigliere anziano Ignazio Musu, circondato dagli altri 12 membri del Consiglio superiore che ha appena dato il via libera (non vincolante) previsto dallo statuto dell’Istituto in recepimento della legge sul risparmio del 2005, comunica il responso unanime al governatore, che si limita a un breve ringraziamento. La cerimonia finisce qui. Dopodomani alle 9 vertice ordinario presieduto da Visco alla presenza del direttorio come da calendario: all’ordine del giorno una decina di punti sulla gestione corrente.

LA PRESENZA DEL TESORO
La riunione del Consiglio, nella sala al primo piano di via Nazionale, era cominciata alle 8,30 in punto e si è protratta per circa un’ora. Presenti tutti i 13 saggi, quattro sindaci su cinque e Alessandro Rivera, in rappresentanza del Tesoro che assiste a queste riunioni visto, tra l’altro, che al ministero va una copia del verbale. Segretario della seduta, preposto alla stesura del verbale, era Marco Zigon, campano, patron del gruppo Getra, una conoscenza di vecchia data del governatore, napoletano anche lui. 

Dopo l’illustrazione da parte di Musu della lettera del premier Paolo Gentiloni contenente la designazione di Visco pervenuta all’Istituto nel primo pomeriggio di giovedì, si è quindi passati alla votazione a scrutinio segreto «sui requisiti di professionalità e competenze» del candidato designato come prevede la legge. 

LA MOZIONE DEL PD
Successivamente è stata redatta la risposta al governo. In punto giuridico-formale, così come era maturato nei giorni precedenti e concordato la sera prima a cena, l’organo supremo di via Nazionale ha voluto mandare un messaggio alla politica per respingere le critiche contenute nella mozione del Pd approvata dal governo pur con qualche limatura rispetto al testo iniziale che ha fatto sparire il capoverso sulle crisi bancarie («Avrebbero potuto essere mitigate da una più incisiva e tempestiva attività di prevenzione»). E’ rimasta, però, l’affermazione che «l’efficacia dell’azione di vigilanza della Banca d’Italia è stata, in questi ultimi anni, messa in dubbio dall’emergere di ripetute e rilevanti situazioni di crisi o di dissesto di banche». Questo è uno dei passaggi che secondo i consiglieri superiori mina il dna di Bankitalia velandone l’immagine. Per respingere quella che viene di fatto considerata un’invasione di campo, il parere contenuto nella lettera (due pagine) che il Consiglio ha inviato a Palazzo Chigi, è preceduto da una premessa che può essere definita il manifesto di Bankitalia sui principi che sono scolpiti nello statuto: «L’assetto di governo della Banca rispecchia la necessità di tutelarne rigorosamente l’indipendenza da condizionamenti esterni». È «il presupposto per svolgere con efficacia l’azione istituzionale».

IL MESSAGGIO CHIARO
Un messaggio chiaro alla politica che negli ultimi dieci giorni ha ripetutamente messo sotto accusa l’azione della Vigilanza. Bisogna però aggiungere che le norme italiane ed europee nel garantire l’autonomia necessaria a perseguire il mandato, riconoscono che «a fronte di tale autonomia sono previsti precisi doveri di trasparenza e pubblicità» visto che Bankitalia «risponde del suo operato al governo, al parlamento e ai cittadini». 
Peraltro Via Nazionale esercita una funzione per «l’interesse generale nel settore monetario e finanziario di cui è il presidio ai fini della stabilità in attuazione del principio della tutela del risparmio» sancito dall’articolo 47 della Costituzione. 

Il riferimento al risparmio sembra diretto a tenere il punto rispetto alle bordate di Renzi ribadite tante volte in questi giorni: «Io sto con i risparmiatori, non con i salotti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA