Bankitalia, lo sfogo del governatore. E Via Nazionale fa muro

Bankitalia, lo sfogo del governatore. E Via Nazionale fa muro
di Rosario Dimito
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Venerdì 27 Ottobre 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 08:53
«Sono sereno perché io e il direttorio abbiamo messo il massimo di impegno e responsabilità nella gestione delle crisi bancarie. È semmai da parte della politica che non c’è stata piena consapevolezza dei rischi derivanti dalle norme sul bail-in e dalla vendita, del tutto legittima secondo le regole approvate dal Parlamento, dei bond subordinati delle quattro banche finite in risoluzione». Già mercoledì sera a Francoforte, dov’è atterrato alle 17,45 con il volo Alitalia 404, ai colleghi del Consiglio direttivo che affluivano al quartier generale dell’Eurotower, in vista della riunione di ieri, Ignazio Visco dissimulava la tensione accumulata nell’ultima settimana. E offriva con apparente naturalezza, secondo il resoconto di un testimone, la sua interpretazione sulla polemica sollevata da Renzi e dal Pd riguardo le responsabilità della Vigilanza nelle crisi di alcune banche. Tra l’altro, prima della tradizionale cena con i colleghi del board avrebbe avuto un colloquio a quattr’occhi con Mario Draghi durato una mezz’ora. 

IL NUOVO MANDATO
Con i suoi interlocutori non avrebbe però scoperto le carte sulle rassicurazioni ricevute martedì da ambienti del Quirinale circa la sua ormai probabile ricandidatura alla guida della Banca d’Italia. Ha però ripetuto quanto aveva confidato il giorno prima ad alcuni suoi collaboratori: «Saranno altri sei anni molto duri, anche se non ci sono alle viste nuovi salvataggi, avremo addosso gli occhi della politica pronta a sollevare altri polveroni». Il clima di tensione non gli ha impedito di partecipare attivamente ai lavori del Consiglio Bce che ha dimezzato l’acquisto mensile dei bond di Stato a partire da gennaio 2018, tanto che nel dibattito sarebbe intervenuto in almeno un’occasione per condividere la svolta impressa da Draghi. Infine, alle 20,30 di ieri sera il ritorno a Roma, forte però della conferma dell’investitura trapelata nel pomeriggio dopo l’invio della lettera del premier Gentiloni al Consiglio superiore di Bankitalia. 

Questa mattina sarà nel suo ufficio al primo piano di Palazzo Koch, ma non prenderà parte alla riunione del Consiglio superiore fissata per le 8,30 che dovrà esprimere il parere sulla designazione via lettera recapitata al consigliere anziano Ignazio Musu. Il regolamento prevede il voto a scrutinio segreto: per la decisione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei membri partecipanti. Il Consiglio era stato di fatto convocato da due giorni, visto che da Palazzo Chigi erano pervenuti segnali inequivocabili di voler chiudere entro oggi l’iter di nomina.

Dopo il parere non vincolante dei 13 saggi, che ovviamente si presume favorevole, il responso verrà sottoposto al Consiglio dei ministri convocato per lo scopo alle 11 di oggi: la relativa delibera di approvazione verrà infine inviata al Quirinale per il completamento della procedura attraverso un decreto a firma del presidente Sergio Mattarella. Il mandato di sei anni decorrerà da mercoledì 1 novembre e scadrà il 31 ottobre 2023.

LA PREMESSA
Il gradimento del Consiglio Superiore, però, non consisterà soltanto in un parere favorevole al nuovo governatore come da rito. Dopo il duro scontro sulla ricandidatura di Visco, che di fatto ha velato l’immagine di indipendenza e autonomia a fondamento dell’Istituto, fra i membri del Consiglio sarebbe maturato un desiderio forte di chiarire al mondo della politica che «l’indipendenza e l’autonomia della Banca d’Italia sono un valore inalienabile, che deve essere preservato ad ogni costo e che ogni interferenza verrà dunque respinta senza indugio». Questo sarebbe stato l’argomento al centro di un confronto tra di loro durante la cena svoltasi ieri sera in un ristorante del centro di Roma organizzata per tirare le fila alle consultazioni in corso da giorni. 

LA LETTERA
Dunque, la missiva che giungerà a Palazzo Chigi conterrà, sia pure nel linguaggio ovattato di Via Nazionale, un cappello contenente una presa di distanza dalle ultime vicende. Il fatto che il governo abbia sottoscritto la mozione del Pd nella quale si chiedeva discontinuità nella gestione dell’Istituto - sebbene poi limata in questo passaggio - viene considerata una ingerenza da respingere senza esitazione. «Se il Parlamento ritiene di dover criticare l’operato della Vigilanza - si commentava ieri sera - l’unica sede dove poter esprimere opinioni, anche le più critiche, è la Commissione d’inchiesta, che non a caso proprio il Pd ha fortemente voluto. Ma ogni interferenza sulla nomina del governatore va respinta senza esitazione».

 
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