«Warhol icona gay». E slitta la mostra ai Musei Vaticani

«Warhol icona gay». E slitta la mostra ai Musei Vaticani
di Franca Giansoldati
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Venerdì 7 Settembre 2018, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 14:52
Giallo pop in Vaticano. Le opere di Andy Warhol dovranno attendere ancora. Quanto? «Non sappiamo, stiamo valutando, siamo in una fase di definizione» allarga le braccia la direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta interpellata sul perché sia slittata improvvisamente e sine die la grande mostra che era stata annunciata all’inizio di quest’anno sia dalla fondazione che custodisce le opere di Warhol a Pitthsburg, negli Stati Uniti, che dal Vaticano. L’esposizione tanto attesa si sarebbe dovuta incentrare sul lato sacro della creatività dell’artista morto a New York nel 1987, tanto che la stessa Jatta, a gennaio, spiegava che i Musei del Papa erano piuttosto interessati ad esplorare il lato spirituale dell’artista, ritenuto un tassello fondamentale per il dialogo con l’arte contemporanea. «Noi viviamo in un mondo fatto di immagini e la Chiesa deve fare parte di questa conversazione».

GLI ECCESSI
Al cuore dell’esposizione (che si sarebbe dovuta inaugurare l’anno prossimo nel Braccio di Carlo Magno), veniva messo in risalto il percorso di fede (molto privato) e assai poco conosciuto del padre della Pop Art. Nato in una famiglia cattolica di origine slovacca, Warhol sembra che crescendo non abbia mai perso le radici spirituali apprese da piccolo, nonostante una vita complicata, caratterizzata da eccessi e provocazioni. Si dice addirittura che Warhol sia stato un benefattore della Chiesa, aiutando - senza strombazzarlo mai ai quattro venti - una mensa parrocchiale a New York frequentata da senza tetto. Un aspetto curioso e decisamente poco conosciuto ed emerso successivamente alla sua morte. Secondo un sito cattolico – Aleteia – avrebbe persino avuto un rosario e un libro di preghiere accanto al suo letto. Chissà. La mostra che era in cantiere al di là del Tevere era stata anticipata in America da un manifesto intitolato «Papa Pop». Tutto effettivamente sembrava pronto poi lo stop, senza ragioni spiegabili, tanto che a Pittsburgh, con un certo fastidio, sono stati annunciati alla stampa i cambiamenti in atto. Insomma, Andy per ora può attendere.

LE TRATTATIVE
La mostra era stata pensata per ricordare anche lo storico incontro tra Andy Warhol e Papa Giovanni Paolo II a San Pietro, avvenuto una quarantina d’anni fa. Naturalmente avrebbe puntato i riflettori sui (pochi) lavori a carattere religioso realizzati dall’artista come il celebre The Last Supper, del 1986, chiaramente ispirato all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci e custodito a Santa Maria delle Grazie a Milano. «In questi giorni stiamo decidendo cosa fare, è tutto ancora aperto, naturalmente siamo in dialogo con la fondazione. La nostra programmazione è in fase di preparazione e comprende due imminenti celebrazioni – spiega Jatta - L’anno prossimo abbiamo organizzato per percorso per il genio di Leonardo e nel 2010 per quello di Raffaello. Abbiamo in calendario mostre, convegni, iniziative che richiedono uno sforzo organizzativo notevole» ha aggiunto la direttrice dei Musei senza però spiegare il perché dello slittamento.

LA COLLEZIONE
Intanto a novembre si aprirà al Braccio di Carlo Magno un’altra esposizione, stavolta dedicata alle opere provenienti dalla Galleria Tret’jakov, di Mosca, praticamente la più grande collezione di belle arti russe al mondo. L’iniziativa è stata messa in campo anche per rafforzare il dialogo diplomatico ed ecumenico in corso con la Russia e con il Patriarcato, proprio come è già accaduto con Pechino, con il Messico o la Colombia. Nei mesi scorsi, tuttavia, a proposito della programmata mostra su Warhol si erano registrati alcuni mugugni da parte di blog ultra conservatori che esprimevano disagio davanti alla scelta vaticana caduta su un artista tanto geniale ma eccessivo, icona gay, feroce critico della società dei consumi, provocatore nato. Insomma, il giallo continua. Il professore Francesco Bonanni, uno dei più accreditati conoscitori di Warhol a livello internazionale, pur non conoscendo i motivi che hanno portato alla momentanea cancellazione dell’esposizione, riflettendo sul fatto che l’artista nella sua vita ha fatto ben poche opere a sfondo religioso, si concentra proprio sulla carenza di elementi relativi al sacro.

IL MATERIALE
Non ci sono ritratti di Cristi, non ci sono Madonne nè studi pittorici dedicati a pagine bibliche. «A parte The Last Supper non mi pare che ci sia granché. Forse la famosa Sedia Elettrica potrebbe essere interpretata come un crocefisso, inteso come un altro strumento di morte ma, francamente, mi pare eccessiva come interpretazione». Un po’ come dire che i contorni religiosi nell’autore delle Marilyn e delle zuppe Campell’s finiva per ridimensionare la prospettiva dell’esposizione per forza di cose. Senza dubbi Wharol anche da morto continua a fare discutere.
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