Il Dynawind di Wyler Vetta celebra il 1659, anno di nascita dell'Esercito Italiano

L'intervista al Generale di Brigata Francesco Greco

Il Dynawind di Wyler Vetta celebra il 1659, anno di nascita dell'Esercito Italiano
di Paolo Gobbi
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Mercoledì 14 Giugno 2023, 12:20 - Ultimo aggiornamento: 16:13

Marca con una forte connotazione italiana, Wyler Vetta ha recentemente arricchito la collezione di orologi Dynawind, ispirata ai mitici segnatempo degli anni '60, con una nuova limited edition di 1659 esemplari dedicata all'Esercito Italiano nata dalla mano del designer orologiero Fulvio Locci.

Questo risultato è stato raggiunto anche grazie all'importante sinergia con Difesa Servizi Spa, società interna del ministero della Difesa, cui è affidata la concessione per l'utilizzo dei brand delle Forze Armate. La storia di questa collezione da sempre parla di coraggio, di forza, di valori importanti e si lega, sin dai suoi esordi, al mondo dei Corpi speciali diventando - forte della presenza del brand in America - il segnatempo indispensabile per chi cerca affidabilità tecnica come i guardacoste. Per comprendere al meglio l'importanza del tempo per un militare, in concomitanza con la presentazione ufficiale del Dynawind Esercito abbiamo incontrato Francesco Greco, Generale di Brigata dell'Esercito Italiano.

Come nasce la collaborazione con Wyler Vetta?

«Eravamo a Milano per presentare una collezione di abbigliamento durante la Fashion Week. In quelle giornate ho conosciuto uno dei principali collaboratori di Marcello Binda e in un momento conviviale è nata l'idea di realizzare un orologio con Wyler Vetta».

Tutto molto semplice?

«Sì, certo, rispettando i nostri principi. Infatti, per prima cosa abbiamo verificato che l'azienda seguisse tutte le linee guida che le avrebbero permesso di avvicinare il marchio alle Forze Armate.

Devo dire che ho ritrovato in Wyler Vetta tutti i valori che animano i nostri processi di acquisizione: italianità, precisione, robustezza. Ciò che mi ha colpito è stata la determinazione da parte di Marcello Binda di voler sviluppare questo progetto rapidamente».

Parliamo un po' di voi: sembra che i soldati italiani siano molto amati nelle loro missioni all'estero.

«Il soldato italiano è uno dei più amati al mondo per il tipo di approccio. Non andiamo all'estero senza un'adeguata preparazione. Abbiamo delle unità che si occupano di comunicazione operativa, altre di cooperazione civile e militare che vanno a sviluppare dei progetti all'estero con la componente civile che troviamo nel corso delle nostre operazioni. Tutti i militari di tutti livelli, prima della missione, svolgono una formazione propedeutica su usi, costumi, usanze e tradizioni dei luoghi dove si recheranno, proprio perché il nostro approccio è sempre quello del rispetto».

In missione usate l'orologio tradizionale o il cellulare?

«La risposta è semplice: il cellulare prima o poi si scarica, l'orologio meccanico no. Il tempo è una delle variabili fondamentali per un militare, precisione e sincronizzazione sono vitali e di conseguenza tutti indossiamo un orologio da polso»

Quando siete in missione, il tempo ha velocità diverse?

«I periodi all'estero diventano una fonte di sapere per chi va ad operare fuori dai nostri confini: una lunga preparazione, l'acquisizione di nuove tradizioni, il rispetto dei popoli che si incontrano. Una volta arrivati in missione il tempo vola e trascorre velocissimo».

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