Maxime Plescia-Büchi: «Così disegno il mio tempo»

Maxime Plescia-Büchi: «Così disegno il mio tempo»
di Paolo Gobbi
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Mercoledì 14 Giugno 2023, 11:50 - Ultimo aggiornamento: 15:36

A sette anni di distanza dalla presentazione del primo modello Hublot-Sang Bleu nel 2016, la terza collaborazione tra i due marchi va a consolidare e dare spessore ad una collezione entrata ormai nella storia dell'orologeria moderna. A disegnarla è Maxime Plescia-Büchi, uomo poliedrico, disegnatore, tatuatore, grafico, scrittore. Un artista che ha scelto per questo nuovo lavoro con Hublot di volgere il suo sguardo allo "Spirit of Big Bang", scegliendo di rimanere fedele alle proprie geometrie tridimensionali, simmetriche e contraddistinte da un misterioso magnetismo architettonico, capaci di giocare con rilievi e depressioni da mettere in risalto con materiali satinati, lucidati, incisi, cesellati, smussati e sfaccettati.

Che significato ha per lei il tempo?
«Riformulerei: "Cosa IO significo per il tempo". Perché per me non ha significato in sé per sé. Il tempo è la tela su cui si costruisce la nostra vita, lo spazio che occupiamo».

Cosa la ispira nel creare un orologio?
«Ogni variante di orologio rappresenta uno snapshot. Ogni mio disegno è un continuo e costante processo evolutivo: il momento di dove mi trovo lungo questo processo in corso, si materializza con un orologio. L'obiettivo è sempre lo stesso: in ogni campo dove lavoro, la domanda su come un determinato progetto creativo si debba adattare alle "regole" in corso è l'unica che mi pongo».

Come vive l'esperienza della sua collaborazione con Hublot?
«Quello che è accaduto è stato partire dalla "non conoscenza assoluta l'uno dell'altro" all'arrivare a stabilire un rapporto vero e proprio. Sia in termini di brand e di visioni, che di individui in grado di comunicare e condividere un vocabolario comune. È stato importante riuscire a condividere una comune visione; lo staff di Hublot ha capito la mia visione di design, ma al tempo stesso io ho capito i loro limiti tecnici.

L'aver creato un nostro linguaggio ha reso tutto possibile».

Cosa vuol dire essere un creativo nell'epoca dell'intelligenza artificiale?
«Non credo ci sia l'intelligenza artificiale. Quello a cui viene comunemente data questa definizione o appellativo è semplicemente uno strumento. È come avere un martello, con il quale puoi costruire una casa, non fare nulla oppure distruggere le cose. La domanda è un'altra. Non trattandosi di intelligenza, perché da sola non produce nulla spontaneamente, né per noi e né per sé stessa, il nome assegnato è seriamente fuorviante. Personalmente, a me non interessa. Almeno fino a quando non sarà in grado di produrre qualcosa per me: quindi ogni tanto terrò d'occhio l'argomento, per ora non nutro nessun interesse».

Il processo creativo per un orologio è lo stesso di quello per un tatuaggio?
«Per me lo è. Ho un modo di approcciare il design che tende ad essere idiosincratico».

Tornando all'orologio. Come approccia il design? Inizia dalla cassa o da altro?
«Quello che rende un Hublot "Hublot" è la loro forma, la loro struttura concettuale, la loro estetica, la loro prospettiva in termini di marketing. Quando inizio a disegnare un loro modello, prendo in considerazione tutte queste caratteristiche e inizio dalla forma di un orologio Hublot, e non da un orologio qualsiasi».

Pensando ad Hublot come designer, qual è la sensazione estetica che prova?
«Da un punto di vista formale se mi fosse stato chiesto di disegnare il Big Bang, disegnerei il "Big Bang" e non un qualsiasi altro modello, cercando di capire cosa rende questo modello un Hublot Big Bang. Persino i loro cinturini esprimono la loro filosofia estetica, se guardate la contrapposizione dei materiali utilizzati. Spingersi, rispettando i confini».

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