Fendi, l'arte di emozionare con codici e colori

Fendi
di Camilla Gusti
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Martedì 21 Novembre 2023, 06:20

Le grandi sfide sono di casa da Fendi, come l’arte di stupire. Lo ha dimostrato ancora una volta Delfina Delettrez Fendi che ha presentato, a luglio, durante l’alta moda di Parigi, Triptych, la prima collezione di alta gioielleria del marchio. Figlia di Silvia Venturini e dal 2020 direttore creativo della gioielleria della maison, la designer romana ha concentrato in 30 pezzi da sogno pietre purissime ed esercizi di stile che si ispirano alle icone di Fendi. 


Quando ha incominciato a disegnare gioielli? 
«Ero incinta di mia figlia Emma. Ho cominciato a riflettere su ciò che una donna come me avrebbe voluto indossare: è la stessa domanda che mi pongo oggi ogni volta che creo un nuovo pezzo. Nulla sembrava orientato alla mia energia o alla mia generazione, così è diventato chiaro che, se avessi voluto iniziare a indossare gioielli, sarebbero state mie creazioni. Ho iniziato senza conoscere le regole, con l’idea che il gioiello è una forma d’arte. Mi è sembrato naturale affrontarlo con la massima creatività possibile. Voglio definire quali saranno i classici di domani, sento di dover riflettere il mio tempo, apportando codici estetici e riferimenti che parlino alle donne di oggi».


Cosa l’ha convinta in seguito a creare l’alta gioielleria di Fendi?
«È stata un’opportunità, un onore, creare una categoria che prima non esisteva da Fendi, applicando il mio know how. Il mondo della moda si evolve così velocemente, mentre quello della gioielleria è piuttosto lento, ho semplicemente applicato le regole della moda a un mondo che mi sembrava un po’ troppo tradizionale e statico, usando i codici del marchio e mixandoli ai miei».


Quando pensa Fendi Triptych: quali sono i primi 3 aggettivi che le vengono in mente?
«Codici, colori e logo».


È stato complicato passare da una visione creativa come quella del suo brand Delfina Delettrez e di Fendi Fine Jewellery, che sono gioielli più orientati al segmento moda, a quella di una collezione di alta gioielleria?
«La creatività non ha limiti di categorie.

Provo un grande senso di responsabilità quando disegno alta gioielleria. Stiamo parlando di pietre che nel corso di milioni di anni si sono spinte fino alla superficie della terra e che improvvisamente mi ritrovo in mano. C’è qualcosa di primordiale nel maneggiarle».


Da dove è partita per la realizzazione dei gioielli?
«La collezione è divisa in tre blocchi di colori. C’è il capitolo giallo che si chiama Giallo Gioiello, il capitolo rosa che si chiama Rosa Roma e c’è il capitolo bianco che è Bianco Brillante, e gioca con l’Alfabeto Fendi, che è composto da una sola lettera: la nostra F. Per questa collezione di Alta Gioielleria, ho voluto ispirarmi anche alle nostre icone: la Baguette e le borse Peekaboo. In questa collezione c’è quello che mi piace chiamare l’effetto ‘peek-a-boo’, con la F che appare quasi come una sorpresa. Si pensa di averla vista ma non si è sicuri: è una F o cos’è? E la borsa Baguette, con le pietre a taglio baguette che sono sempre presenti in tutta la collezione. Volevo usarla come firma, quasi come un logo all’interno del logo che dà forma alle F».


Il pezzo di cui va più fiera?
«Vado fiera di tutta la collezione poiché questi 30 pezzi, la maggior parte unici, sono stati creati in un solo anno, - mettendo veramente in pratica il motto di fendi “niente è impossibile”. Sono fiera del comfort e della leggerezza dei pezzi, soprattutto della parure “Undarum”. Volevo dei gioielli con un volume grande e ci sono riuscita, mantenendo un senso di leggerezza sia alla vista che nella vestibilità». 

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