Coronavirus, i rianimatori: «Abbiamo mascherine per un paio di giorni»

Coronavirus, i rianimatori: «Abbiamo mascherine per un paio di giorni»
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Lunedì 16 Marzo 2020, 13:55 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 16:38

Adesso è emergenza mascherine. Iniziano a scarseggiare le scorte anche nei reparti di terapia intensiva della Lombardia, i medici di base ovunque sono sforniti e così i farmacisti cominciano a essere in difficoltà. Chiedono di potersi proteggere dal virus anche i netturbini, al momento sguarniti. Quasi tutti i lavoratori non sono attrezzati per far fronte al rischio contagio.

Medici
La situazione che più desta allarme è quella dei medici e degli infermieri che lavorano in prima linea, nei reparti di terapia intensiva. Iniziano a «scarseggiare le scorte di mascherine a più alta protezione, utilizzate in particolar modo nelle Terapie intensive, ed in Lombardia le scorte basteranno ancora solo per un paio di giorni», la denuncia arriva dal presidente dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri (Aaroi-Emac) Alessandro Vergallo, che ha scritto una lettera al presidente della Repubblica. «Si rischia - scrive - di paralizzare o rallentare l'efficacia dell'impegno nel tentativo di salvare il maggior numero di vite umane».

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Infermieri
Capita anche che siano distribuite mascherine non ideonee. «Le ultime segnalazioni arrivano da Lazio e Campania, dove sono state distribuite mascherine che non hanno i requisiti per essere impiegate in modo professionale, il modello Swiffer per intenderci, che nulla ha a che vedere con le filtranti Ffp3 e Ffp2 indicate dai protocolli anticontaminazione
», attacca il presidente nazionale del sindacato degli infermieri Nursing Up, Antonio De Palma, che ha inviato una richiesta al ministro della Salute e al presidente del Consiglio dei ministri di essere convocato urgentemente. «Mi chiedo cosa potrebbe accadere - prosegue De Palma - se anche al centro-sud si raggiungesse un livello di utilizzo delle strutture ospedaliere come quello della Lombardia».

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Netturbini
Dalla Sicilia arriva l'Sos dei netturbini. Lavorano senza protezione. 
«Adesso basta, aziende e Istituzioni consentano a chi deve tenere pulite le città di farlo senza rischi per la propria salute e per quella dei propri familiari. Non si corra il pericolo di far decidere tra l'interruzione del pubblico servizio e l'incolumità personale e familiare», la denuncia è della Fit Cisl e della Uiltrasporti Sicilia

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Operai
Anche i lavoratori nelle fabbriche si sentono esposti al rischio: bloccare la produzione laddove i lavoratori sono sprovvisti di mascherine, è la richiesta di Cgil, Cisl e Uil dell'Umbria che hanno scritto una lettera ai prefetti di Perugia e Terni. I sindacati parlano di «indisponibilità delle mascherine, mancato rispetto delle distanze di sicurezza, ambienti non sanificati e turni a pieno regime».

Disabili
«Un appello al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca affinchè arrivino urgentemente le mascherine protettive nei centri per disabili
«dove è prioritario, al pari delle altre strutture ospedaliere e sanitarie, proteggere la loro salute e quella del personale». È quanto afferma il responsabile regionale di Aias, Associazione Italiana per l'assistenza agli spastici onlus, Remo Del Genio.

Carceri
Per fronteggiare la carenza di mascherine entrano in campo anche i detenuti.
Le lavorazioni sartoriali presenti in alcuni istituti penitenziari dove vengono impiegati i detenuti potrebbero essere immediatamente riconvertite per iniziare a produrre mascherine di tipo chirurgico in "tessuto non tessuto". A questo progetto starebbe lavorando il Dipartimento amministrazione penitenziaria.

Web
E sul web prezzi alle stelle per mascherine e gel, rincari fino al 4mila%.

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