Notizia diventata virale in poche ore, ma priva di ogni fondamento e che ha costretto il sindaco a rivolgersi ai carabinieri di Sulmona che, dopo aver individuato la fonte e averla obbligata ad eliminare il post, hanno denunciato la donna per procurato allarme alla procura della Repubblica di Sulmona. «In un momento delicato come questo - commenta il sindaco Di Cesare - abbiamo bisogno di tutto meno che di fake news e di creare il panico nella popolazione, più di quanto non ce ne sia già. La gente ha paura e bisogna essere prudenti nell’utilizzo dei social». Lo stesso Corecom ieri ha d’altronde diffuso un decalogo per combattere le notizie false che girano sul web: come riconoscerle e soprattutto come segnalarle (corecomfakenews@crabruzzo.it).
A «non trasformare l’allarme sanitario in allarmismo» è l’invito che rivolge anche il Tribunale per diritti del malato che chiede ai sindacati, che ieri avevano diffuso una nota nella quale denunciavano carenze di dispositivi protettivi e casi sospetti di Coronavirus nelle corsie degli ospedali e delle strutture private insieme ai normali degenti, «di evitare di ingenerare paure ad una popolazione già abbastanza provata - scrive la responsabile Catia Puglielli - vogliamo rassicurare tutta la cittadinanza precisando che la Asl 1 sta attuando tutte le misure necessarie per la prevenzione ed il contrasto del virus». E insomma «medici e infermieri - continua il Tribunale per i diritti del malato - devono fare i conti con una fisiologica criticità della struttura ospedaliera data l’eccezionalità del problema».
Ma a lamentare la scarsità di strumenti, non sono solo i sindacati che dicono comunque di aver raccolto tante, troppe, segnalazioni dal personale in servizio per «inadempienze da parte dei datori di lavoro - scrivono i sindacati - a quelle che sono le direttive ministeriali e regionali», ma anche i medici e i pediatri di base: «Qui in periferia - spiega un pediatra di Sulmona - non sono arrivate né mascherine, né occhiali, né camici monouso. Completamente dimenticati e impossibilitati ad operare, vista anche la carenza di questi dispositivi sul commercio privato». Così è stato d’altronde anche per la polizia municipale di Sulmona che ha dovuto ricorrere ad un acquisto diretto per munirsi di mascherine di protezione per gli agenti: la Protezione civile che avrebbe dovuto fornirle, infatti, non ha ancora provveduto. E per chi sta “sul fronte” non è possibile aspettare i tempi della burocrazia.
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