Nobel letteratura a Olga Tokarczuk e Peter Handke
Se il Nobel fosse andato a Margaret Atwood, il segnale sarebbe stato più univoco, dopo lo scandalo per le molestie e l’epoca del #MeToo: “Il racconto dell’ancella” e il sequel “I testamenti” uscito da poco avrebbero sicuramente scosso le coscienze, in linea con il volere del presidente della giuria Anders Olsson, che auspicava maggiore inclusione. In realtà, Olga Tokarczuk è tutt’altro che sconosciuta in patria, dove ha raccolto il testimone di autrice “portabandiera” dopo la morte di Wisława Szymborska. “I vagabondi” ha già vinto, tra l’altro, il Man Booker International Prize: una costellazione di racconti accomunati dal tema del viaggio, sulla libertà di spostarsi da un luogo all’altro. Altri suoi lavori precedenti erano altrettanto originali e ambientati nella Polonia profonda, “Nella quiete del tempo” e “Guida il tuo carro sulle ossa dei morti”.
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Quanto a Peter Handke, ottiene un meritatissimo riconoscimento che riporta sotto i riflettori un autore sfuggente e controcorrente. Altri eterni favoriti, come Philip Roth e Jorge Luis Borges, non hanno avuto lo stesso onore.
Un altro segnale stonato è la mancanza, ancora una volta, di nomi non europei (dettaglio annunciato alla vigilia dallo stesso Olsson). Si presume che, in fase di votazione, il dibattito dev’essere stato molto aspro e serrato.
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