Quando tornai sul ponte, il cielo si era fatto nuvolo e pioviscolava. Il Piemonte correva come poteva; il Lombardo era già indietro di qualche miglio. Dimandai dove fosse Garibaldi; mi risposero: dorme. Egli aveva stabilito il suo quartier generale in una cabina sul ponte, e il suo refettorio nella sala di seconda classe. Verso le tre, escì fuori, salì sulla passerella, fece rallentar la corsa del Piemonteperché il Lombardo ci potesse raggiungere, e poi calò giù pel desinare. (...)
Dopo qualche altra parola, tornai verso la cabina del generale. Il generale uscì fuori e mi disse:– Oh! siete qui? – Non mi riesce dormire, generale; passeggio. Si mise a passeggiare con me, e, di quando in quando, si fermava a guardar la bussola, che splendeva illuminata presso il timone, e volea vedere il Lombardo.
– Lo sapete? – disse Garibaldi, fermandosi di botto. – Lo sapete che abbiamo a bordo qualche migliaio di fucili, ma non abbiamo una cartuccia? Rimasi di sasso. – Come! non abbiamo cartucce? – Ve ne fate meraviglia? – soggiunse il generale. – Le munizioni erano affidate ai contrabbandieri, e questi, venali nell’anima, han corso dietro al loro meglio.– Come? Hanno consegnato le vostre munizioni alla polizia?...– No, caro; han piantato in mezzo al mare le barche...
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