Gli scandali della politica
La casta perde il pelo ma non le cattive abitudini

Giovanni Leone
di Mario Ajello
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Lunedì 30 Dicembre 2013, 15:56 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 17:57
Leonardo Sciascia sosteneva che con la prigionia di Aldo Moro il romanzesco s’ impadronito della politica italiana. Vero. Ma anche prima del 1978, sia pure in maniera meno tragica, la politica come plot e il Palazzo come motore narrativo hanno prodotto storie in grande quantità e di non buona qualità.



Gli scandali della «casta» - quando ancora non si chiamava così - sono stati il materiale privilegiato e straripante di questa lunga vicenda della mala-politica. I cui esordi, volendo, si perdono nella notte dei tempi. Do you remember lo scandalo della Banca romana nel 1893 con tanto di dimissioni di Giovanni Giolitti? Il «Messaggero» già esisteva. Ma dopo tante avvisaglie e ripetuti antipasti (Giacomo Matteotti fu ucciso dal fascismo anche perché aveva scoperchiato gli intrallazzi di inizio regime) sarà lo scandalo petroli nel 1974 a imporre platealmente, e siamo nel pieno della Prima Repubblica, il tema della mala-politica sulla scena italiana e all'occhio di un'opinione pubblica che da allora è avvertita.



Si parlò di una truffa all'erario di 2.000 miliardi di lire. E i segretari di Dc, Psi, Psdi, Pri - in questo anticipo di Tangentopoli - finirono indagati dalla magistratura per aver ricevuto fondi dall'Enel, compagnia elettrica di Stato, e dalle aziende petrolifere per un politica energetica contraria alle centrali nucleari. Il frusciare di tangenti portò alla fine il IV governo Rumor. E lo «scandalo delle lenzuola d’oro»? No, quello accadrà molto più tardi (1988), riguarderà le forniture per i treni notturni (lenzuola e mazzette) e il democristiano Ligato che guida le Ferrovie in quel momento salta così come l’intero cda che naturalmente è...



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