L'era digitale Così cavalchiamo
l’onda del cambiamento

L'era digitale Così cavalchiamo l’onda del cambiamento
di Davide Desario
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Martedì 31 Dicembre 2013, 15:19 - Ultimo aggiornamento: 1 Gennaio, 17:28
Il futuro oggi. Il futuro ora. Mentre state sfogliando questo inserto sui 135 anni di storia del Messaggero abbiamo gi diffuso un’altra notizia. C’è una fotogallery da sfogliare sul vostro tablet. C’è un video appena girato e già visibile sul vostro smartphone. Un’altra pagina di storia scritta non più sulla carta ma sui pixel di un monitor. E questa notizia rimbalza sul web a colpi di cinguettii di Twitter, post di Facebook e condivisioni con WhatsApp.



Un flusso continuo. Inimmaginabile quando nel dicembre nel 1878 Il Messaggiero (con la “i”) andò in stampa per la prima volta. Ma impensabile anche solo dieci anni fa: la tecnologia ha rivoluzionato la nostra vita ma soprattutto ha stravolto il modo e i tempi di fare e ricevere informazione. Un processo inarrestabile. E nessuno è in grado, con certezza, di sapere dove ci porterà ma nemmeno di rispondere alla domanda delle domande: prima o poi spariranno i giornali di carta?



Gli analisti più apocalittici non hanno dubbi: addio quotidiani, addio edicole, addio inchiostro che sporca le mani. Ma la realtà, si sa, è un’altra cosa e sa sorprendere molto più di un film. Prova ne è che negli Stati Uniti, da sempre avanti nei processi di cambiamento della società, molti editori che avevano interrotto la stampa del giornale puntando tutto su Internet hanno fatto dietrofont. Come lo storico Newsweek che, a grande richiesta, è tornato in edicola.



E non è certo un caso che un colosso del web come Amazon abbia deciso di comprare The Washington Post, il giornale cartaceo e classico per antonomasia. Insomma, i giornali di carta probabilmente non scompariranno ma sicuramente dovranno riadattarsi alla dura legge di Internet.

Per ora non resta che cavalcare l’onda piuttosto che farsi travolgere. Il Messaggero ha iniziato a farlo da oltre sei anni: il 7 maggio del 2007 è nato il sito Internet www.ilmessaggero.it. E da allora di strada ne è stata fatta tanta. Ogni giorno 600mila persone consultano le nostre notizie su Internet. Altri ci seguono su Facebook. Altri ancora su Twitter. Un collegamento continuo che permette ai lettori di essere sempre aggiornati, in qualsiasi posto con qualsiasi strumento: con il cellulare mentre si aspetta l’autobus alla fermata o il medico in sala d’attesa, con il computer a casa o in ufficio, di giorno o di notte. Ma non solo.



Oggi, infatti, proprio grazie agli smartphone e ai tablet il flusso non è più monodirezionale. Oggi le notizie non vanno soltanto dal Messaggero ai lettori, ma anche dai lettori al Messaggero con uno scambio costante di informazioni, immagini, denunce, critiche, filmati, testimonianze. Il lettore è anche reporter, è anche commentatore, è fotografo e difensore civico di se stesso. E i giornalisti del Messaggero lo supportano selezionando le informazioni, verificando le notizie, approfondendo le indiscrezioni.



Si è così saldato, ancora di più, quello che è un rapporto fortissimo, nato 135 anni fa, tra il giornale di Roma e il suo pubblico. Il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti. Domani non si sa. Ma sicuramente lo leggeremo sul Messaggero.
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