In carcere tre anni per stupro, ma è innocente: risarcito con 160mila euro. «Fu uno scambio di persona»

Il risarcimento per un piccolo imprenditore di 33 anni nel Frusinate

In carcere tre anni per stupro, ma è innocente: risarcito con 160mila euro. «Fu uno scambio di persona»
di Vincenzo Caramadre
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Domenica 21 Gennaio 2024, 09:20 - Ultimo aggiornamento: 11:24

Oltre tre anni, tra detenzione in carcere e ai domiciliari, con l'accusa sulle spalle di essere uno dei componenti del "branco" che nel 2016 adescò una giovane e la portò in un casolare alla periferia di Ferentino per violentarla. Il suo coinvolgimento si rivelò uno scambio di persona: assolto in appello nel 2019 ora per un 33enne piccolo imprenditore del capoluogo arriva anche il maxi risarcimento per ingiusta detenzione: oltre 160 mila euro. Arrestato il 19 dicembre 2016 rimane in carcere fino all'8 agosto 2018, quando ottiene gli arresti domiciliari. L'incubo finisce con la sentenza d'appello, pronunciata il 21 gennaio 2019.

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LA RICOSTRUZIONE

Lo stupro della giovane che lo aveva indicato tra i responsabili risale alla notte del 4 settembre del 2016 quando una studentessa universitaria di 21, residente a Castro dei Volsci, venne soccorsa in stato confusionale da una automobilista. Era a piedi lunga la via Casilina, in territorio di Ferentino, sotto choc riuscì a raccontare di essere stata stuprata da alcuni ragazzi che l'avevano attirata con l'inganno in un casolare (si scoprirà poi, di proprietà dei coinvolti). L'automobilista la portò in ospedale di Frosinone, dove i medici, a seguito di visite e consulenze, accertarono l'avvenuta violenza. Le indagini, dopo la denuncia sporta dalla giovane con il sostegno dei familiari, portò i carabinieri, nel giro di qualche giorno ad attenzionare un gruppo di giovani del capoluogo che orbitava nella zona di Ferentino e dove non passava inosservato.
Attraverso l'identikit fotografico mostrato alla vittima, dai carabinieri, furono individuati i membri del gruppo, tra i quali anche il 33enne.

A processo in cinque con la grave accusa di violenza sessuale di gruppo.

IL PRIMO GRADO

In primo grado la condanna per tutti, con pene inflitte dal tribunale di Frosinone tra i 5 e 6 anni. All'imprenditore prima assolto ed ora risarcito, cinque anni e quattro mesi di reclusione. I legali della difesa, gli avvocati Emanuele Carbone e Bruno Giosuè Naso, nel processo d'appello riuscono a dimostrare la sua estraneità allo stupro perché c'era stato, di fatto, uno scambio di persona, per il resto le condanne tutte confermate.

L'ISTANZA

Per il 33enne, dopo l'assoluzione, arriva l' immediata liberazione, in poche ore riabbraccia la sua vita, ma l'esperienza del carcere e soprattutto l'attenzione mediatica ancora oggi sono un segno indelebile, limitativo sia dei rapporti sociali, sia nella vita lavorativa, per questo lo scorso anno decide di avviare il procedimento di ingiusta detenzione. I legali Naso e Carbone, nell'atto indirizzato alla corte d'appello mettono in risalto l'errore giudiziario o meglio lo scambio di persona, tangibile sin dagli inizi, commesso nei confronti del loro assistito. L'ordinanza della corte d'appello, arrivata nei giorni scorsi che riconosce all'uomo oltre 160 mila verrà, però, impugnata dai legali, i quali hanno accettato l'importo in acconto ma ritengono che il danno subito sia stato di gran lunga superiore. Per questo chiederanno alla corte di Cassazione l'importo massimo che la legge fissa per l'ingiusta detenzione: 516 mila euro.

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