Perugia, 20enne stuprata dal gruppo in piscina, 25enne inchiodato da una sigaretta, la violenza ripresa dalle telecamere

Perugia, 20enne stuprata dal gruppo in piscina, 25enne inchiodato da una sigaretta, la violenza ripresa dalle telecamere
di Michele Milletti
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Venerdì 19 Gennaio 2024, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 15:23

Inchiodato dal dna. Incastrato dal mozzicone di una sigaretta fumata in questura mentre aspettava di essere sentito. Quella "cicca" subito sigillata e repertata assieme a un bicchierino da caffè dagli investigatori della squadra mobile di Perugia, rappresenta l'elemento chiave per collocare Karim El Zahar sulla scena della violenza sessuale di gruppo subita da una ragazza di 20 anni, nella notte tra il 18 e il 19 luglio scorsi all'interno della piscina comunale di Ponte San Giovanni, primo quartiere della città. Perché il dna su quel mozzicone combacia con quello trovato addosso alla giovane.
«Mi sono sentita sollevata e ho provato un senso di giustizia perché la persona che mi aveva provocato tutto quel dolore era stata individuata e fermata, senza la possibilità di far male ad altre ragazze. Ringrazio le forze dell'ordine», ha detto ieri la ragazza, assistita dall'avvocato Maurizio Benvenuto, commentando l'arresto di El Zahar avvenuto mercoledì mattina.

Chi è l'aguzzino

Venticinque anni ancora da compiere, origini magrebine ma nato a Norcia e residente a Perugia, è dunque considerato da inquirenti e investigatori colui che ha stuprato nel modo più brutale la ventenne di Fabriano, giunta nel pomeriggio del 18 luglio con un'amica di 24 in treno dalle Marche. Il progetto era passare la serata assieme a un gruppo di ragazzi perugini alla sagra paesana di Ponte Pattoli, a pochi chilometri dal luogo dello stupro. Ragazzi conosciuti qualche tempo prima a un altro evento e con i quali lei si era tenuta in contatto attraverso i social. Prima la festa, poi la violenza.
El Zahar, a sei mesi dai fatti, è stato arrestato dalla squadra mobile in applicazione dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Elisabetta Massini, ma non è l'unico considerato responsabile di quella notte da incubo passata dalle due ragazze.

Nei mesi scorsi sono stati indagati due giovani (uno maggiorenne, l'altro minorenne) e altri sono in corso di identificazione.

La ricostruzione

A dare l'allarme quella notte proprio lei, la vittima dello stupro. Una volta raggiunte e soccorse da polizia e 118, le due giovani vengono portate in ospedale con la più piccola sottoposta a tutti gli accertamenti conseguenti a una denuncia di violenza sessuale subita. E la squadra mobile ricostruisce l'accaduto. Le due ragazze raccontano di essere state prelevate alla stazione di Ponte San Giovanni da un amico che in auto le ha portate alla festa paesana e poi lasciate per impegni lavorativi in compagnia del gruppo di ragazzi. Che, a fine serata, si offrono di accompagnare in macchina le due amiche a riprendere il treno per tornare a casa «ma prima di ciò - si legge nell'ordinanza - si sarebbero recati presso la piscina di Ponte San Giovanni» con la ragazza più giovane in stato di «incoscienza etilica».
Le telecamere dell'impianto inquadrano l'arrivo del gruppetto poco dopo le due del mattino. I problemi per la ricostruzione degli investigatori sorgono però con la telecamera all'interno «volutamente disattivata da ignoti il giorno precedente» (si legge nelle carte) che in abbinamento con la scarsa illuminazione rende fin da subito particolarmente difficile identificare le persone. Le ragazze prendono posto in due lettini a bordo piscina ed ecco scatenarsi l'inferno: dai racconti emerge come la 24enne venga palpeggiata e cerchi di aiutare l'amica, a sua volta sovrastata da un ragazzo (il 25enne poi arrestato) e costretta a subire in uno stato ancora di semi incoscienza lo stupro al termine di pesanti palpeggiamenti.

GLI SVILUPPI

In soccorso degli investigatori ci sono però le chat e i messaggi che la ragazza ha scambiato nei giorni precedenti con alcuni dei suoi presunti aggressori. Dai nickname dei profili si giunge a nomi e cognomi, al sequestro di smartphone e dispositivi, a comunicazioni intercettate e alla prima denuncia (pochi giorni dopo lo stupro) di due ragazzi. Il 30 novembre El Zahar viene convocato in questura e in quella sigaretta lascia il dna che lo ha portato mercoledì nel carcere cittadino di Capanne. Per il giudice è «in grado di poter fare affidamento sul silenzio dei suoi sodali» e anche di non aver «alcuna remora ad agire con violenza nei confronti di terzi».
Oggi, il giovane assistito dall'avvocato Andrea Ulivucci e la giudice si troveranno faccia a faccia nell'interrogatorio in carcere. Facile ipotizzare come la difesa del 25enne verterà sull'affidabilità dei racconti e sulla verifica delle fonti di prova per acquisire il dna.

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