Stellantis, da gennaio scatta l’aumento degli stipendi

Stellantis, da gennaio scatta l’aumento degli stipendi
di Alberto Simone
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Venerdì 15 Dicembre 2023, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 09:31

 

Dopo la serrata di dicembre con tanta cassa integrazione sotto l'albero, giovedì 11 gennaio gli operai dello stabilimento Fca Cassino Plant torneranno in fabbrica. Il 2024 sarà un anno di transizione, ancora all'insegna degli ammortizzatori sociali: fino al prossimo 30 settembre si lavorerà infatti su un turno unico. Questo significa produzione dimezzata: si passerà da dieci a cinque turni settimanali, inevitabile, dunque la cassa integrazione a rotazione: nonostante il regime di "solidarietà" la dirigenza aziendale ha previsto 850 esuberi, circa un terzo dei dipendenti che ad oggi sono meno di 2.900.
Tuttavia, nel nuovo anno, ci saranno anche novità positive che aiuteranno, e non poco, gli operai di Stellantis ad ammortizzare il decurtamento delle buste paga a causa della bassa produzione. Scattano infatti dal 1° gennaio 2024 gli aumenti salariali per le lavoratrici. Gli aumenti, previsti dal Contratto Collettivo Specifico di Lavoro (CCSL) firmato l'8 marzo 2023 dalle organizzazioni sindacali Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic-Confsal, Uglm e Aqcfr, daranno ossigeno alle migliaia di lavoratori alle prese con ammortizzatori sociali e produzione al ribasso.

LE TABELLE

Si tratta del secondo aumento mensile di 87,79 euro stabilito che determina, complessivamente una crescita salariale del +11,3% mediamente di + 206,86 euro rispetto al salario mensile di un anno fa. Il contratto prevede che le parti s'incontreranno entro il 31 ottobre 2024, per definire la parte economica per gli anni 2025 e 2026. Nella sostanza dei fatti, dal 1° gennaio 2024, l'aumento sarà di 81,80 euro per gli operai di prima fascia; 87,79 euro per gli operai di seconda fascia e 107,74 euro per gli operai di terza fascia.
«Ci eravamo impegnati con le lavoratrici e i lavoratori per recuperare a livello salariale il pesante taglio subito nel corso del 2022 e l'inflazione che peserà anche nel corso del prossimo anno. Con questo contratto a differenza di altri contratti, recuperiamo l'inflazione, anche quella generata dagli energetici importati e lo facciamo in 12 mesi» aveva esultato la Fim-Cisl.

DUE TAVOLI

L'intesa non è stata siglata dalla Fiom-Cgil: «La firma del contratto - ha spiegato nell'occasione Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil - è avvenuta ancora una volta escludendo la Fiom e le lavoratrici e i lavoratori. Il confronto per la scadenza del CCSL si è tenuto su due tavoli per volontà delle aziende, ed interrotto dalle stesse perché l'obiettivo non era quello di individuare un nuovo sistema condiviso di relazioni sindacali. Si è scelto di perseguire la strada della divisione e non si sono colte le richieste di cambiamento da parte dei lavoratori. Siamo ad un momento cruciale di cambiamento del settore e invece di unire le lavoratrici e i lavoratori si continua a percorrere la strada della divisione».

LE SPERANZE

Le organizzazioni sindacali firmatarie dell'intesa con Stellantis, al contrario, rivendicano i risultati ottenuti ma è inevitabile la preoccupazione per l'anno che verrà dal momento che i nuovi modelli arriveranno, probabilmente, solo a partire dal 2025. «Abbiamo ribadito all'azienda e al governo che sono due anni che chiediamo un piano di sviluppo e occupazione. Speriamo che non sia l'ennesimo annuncio perché ormai stiamo affogando d'annunci, per noi diventa determinante» ha spiegato Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl, al termine del tavolo sull'automotive che si è riunito nei giorni scorsi al Mimit.

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