L'Eures: «Più occupazione grazie al terziario, ma crescono i precari»

L'Eures: «Più occupazione grazie al terziario, ma crescono i precari»
di Alberto Simone
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 6 Dicembre 2023, 13:14

 

La vocazione industriale? Un lontano ricordo. A trainare l'economia della provincia di Frosinone non è più l'industria, nonostante in Ciociaria si trovi il più grande e importante stabilimento del Lazio: il sito Stellantis di Piedimonte San Germano. Da mezzo secolo l'ex Fiat è il motore dell'economia del Lazio Meridionale ed in particolar modo della Ciociaria, ma il calo continuo della produzione e dell'occupazione - la fabbrica fino a pochi anni fa contava quasi 5.000 operai, adesso si attesta sui 2.800 - e le ripercussioni sull'indotto hanno provocato una brusca frenata. Non va meglio in altri settori: basti pensare alle tante vertenze in altre aziende importanti come ad esempio la Saxa Grestone e la Reno De Medici. Tuttavia, nel corso del 2022, l'occupazione in Ciociaria è cresciuta di oltre il 10% a fronte di un decremento nel Lazio pari allo 0,2% e di un modesto aumento nazionale dello 0,6%. Ma a trainare è il terziario. A scattare la fotografia è stata una ricerca dell'Eures, presentata a Fiuggi nel corso della due giorni organizzata dalla Uiltucs regionale per discutere di lavoro e territorio: quello che emerge è l'identikit di una provincia in via di trasformazione.

BOOM ASSUNZIONI

L'occupazione nel frusinate del resto aveva fatto registrare un +3,1% già nel 2020 e addirittura un +7,2% nel 2021, ovvero durante gli anni dell'emergenza pandemica. Il dato 2022 resta in aumento con un +1,9%, in linea con quanto avviene sia a livello regionale che nazionale. Interessante anche il dato relativo all'occupazione femminile che vede la Ciociaria ancora una volta con il segno "più": in questo caso l'aumento è del 9,5% a fronte di un decremento del 2,5% di quella maschile. Tuttavia, dal report emerge che le donne continuano a percepire retribuzioni inferiori a quelle maschili.
La ricerca Eures analizza poi anche i vari settori ed ecco che emerge che nel 2022, i lavoratori del terziario hanno raggiunto a Frosinone le 115,4mila unità, pari al 67,2% degli occupati, a fronte dell'82,2% su scala regionale.
«I 15 punti percentuali di scarto nel valore del terziario - ricorda Fabio Piacenti, curatore della ricerca - si spiegano considerando la rilevante vocazione industriale del frusinate dove, infatti, il 31,8% degli occupati (54,6 mila in termini assoluti) è impegnato nelle sue attività (il 21,5% nel manifatturiero e il 10,3% in quello edile): un valore più che doppio rispetto al 15,1% registrato a livello regionale. L'edilizia (+49,2%) e il terziario (+11,6%) sono stati, nel 2022, trainanti per l'occupazione. In calo invece il settore manifatturiero (-3,9%) e agricolo (-2,1%). Il turismo infine torna ai livelli del 2019 ma la domanda nazionale prevale su quella internazionale».

CONTRATTI A TEMPO

Una provincia in salute, dunque? Gli aspetti positivi sono molteplici e per alcuni versi inaspettati, tuttavia le ombre non mancano: la ricerca Eures evidenzia infatti che solo un contratto su quattro, nel 2022, è stabile, cioè a tempo indeterminato. Tendenza confermata dal primo semestre del 2023: «Il saldo tra attivazioni e cessazioni indica un risultato positivo pari a +3.343 contratti (con 22.136 attivazioni e 18.793 cessazioni), che trova piena conferma anche su scala regionale, dove il saldo si attesta a +80,7 mila unità. La disaggregazione per tipologia contrattuale, tuttavia - sottolinea Alessandro Contucci, segretario generale della Uiltucs di Roma e del Lazio - mostra come il risultato positivo sia determinato da una progressiva erosione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, cui si contrappone una crescita di quelli atipici: nell'ultimo semestre considerato, il saldo negativo per i contratti a tempo indeterminato si attesta a Frosinone a -1.321 unità, raggiungendo nel Lazio le -8.321 unità».
Infine le retribuzioni Quasi un terzo dei lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo del Lazio ha avuto retribuzioni lorde medie annue inferiori a 10mila euro; il 48% si assesta tra il 10.000 e i 29.000 euro mentre solo uno su cinque ha superato i 30.000 euro.
Alberto Simone
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA