Allarme medici di base, il sindacato chiede incentivi: "Riconoscere i piccoli comuni aree disagiate"

Allarme medici di base, il sindacato chiede incentivi: "Riconoscere i piccoli comuni aree disagiate"
di Federica Lupino
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Sabato 12 Agosto 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 17:36

“La situazione non è mai stata tanto critica. E, stando alle nostre previsioni, lo resterà almeno per altri due anni”. Michele Fiore, segretario provinciale della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale, torna a lanciare l’allarme dopo che i dati diffusi dalla Regione Lazio hanno ribadito una carenza sempre più marcata nella categoria. “Va ripensata la sanità del territorio altrimenti sempre più cittadini saranno senza assistenza”, afferma.

Nel report di luglio l’ente regionale mette nero su bianco i numeri della disfatta: sono 58 le zone carenti in provincia. Un anno fa erano 53. L’area del Viterbese messa peggio è quella del distretto A che ruota intorno a Montefiascone, dove mancano all’appello 26 ambulatori. Sono invece 11 le zone carenti nel distretto B che fa capo al capoluogo e 21 nel distretto C con capofila Ronciglione. Diversi i comuni in cui la Regione prevede l’obbligo di apertura: due ambulatori nel comune di Viterbo, uno rispettivamente a Soriano nel Cimino, Vitorchiano, Castiglione in Teverina, Tarquinia, Tuscania, Tessennano, Graffignano, Capranica, Nepi, Gallese, Civita Castellana, Fabrica di Roma, Monterosi, Ronciglione, Sutri, Vallerano.

Rispetto a questa fotografia la Fimmg però fa delle precisazioni: “Le zone carenti sono definite sulla base del rapporto ottimale che prevede un medico per ogni mille abitanti. Stando a questo, visto che la provincia di Viterbo conta poco più di 300mila abitanti – ragiona Fiore – dovrebbe contare su almeno 300 medici.

Quanti ne abbiamo ora? Molti, molti meno visto che viaggiamo sui 170”. Ripartizioni anacronistiche a parte, per il presidente del sindacato, oltre a rivedere il rapporto per innalzarlo a un medico ogni 1.200-1.400 abitanti, occorrerebbe una rivisitazione profonda del sistema, a partire dalla distinzione tra le aree.

“Quello che soffre maggiormente nella Tuscia è il distretto A dove si concentrano tanti piccoli comuni. Molti – afferma – sono rimasti senza medico e si è fatto ricorso a incarichi provvisori. È vero che i pazienti potrebbero segnarsi, che so, con un medico di Montefiascone dove la disponibilità è maggiore. Ma chi accompagnerebbe gli anziani a farsi visitare in un ambulatorio distante anche decine di chilometri da casa?”, chiede.

Ecco allora il punto: “I piccoli comuni del Viterbese dovrebbero essere riconosciuti come aree disagiate. Questo – spiega il segretario della Fimmg – consentirebbe di stabilire un incentivo economico per i giovani medici che dovessero accettare lì un incarico: si vedrebbero cioè corrispondere il 50% in più dello stipendio base”. Per  Fiore vanno anche “tolti alcuni vincoli, come quelli che obbligano a tenere aperto cinque giorni a settimana l’ambulatorio principale”. Certo è che tra due anni sono attesi gli arrivi delle nuove leve, ovvero gli iscritti al corso di medicina generale. Nel frattempo la Fimmg presenterà le sue proposte alla Regione Lazio.

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