"Mi ha urlato contro con un pugno chiuso rivolto verso il mio viso. Mi ha gridato che cambierà medico e mi ‘farà un bel giochetto’. Sto valutando se sporgere denuncia ai carabinieri”. Niccolò Profeta è una delle giovani leve grazie alle quali gli ambulatori dei medici di medicina generale nei comuni della Tuscia restano aperti dopo i pensionamenti dei colleghi. Ha 42 anni, dal 2008 ha iniziato la professione facendo delle sostituzioni e dal 2020 è convenzionato all’interno della Ucp, unità di cure primarie di Vetralla. La scena che racconta è avvenuta martedì 26 marzo mentre faceva ambulatorio. Il motivo dell’aggressione? “Gli ho detto che avremmo dovuto rivedere le prescrizioni per limitare la spesa”, racconta.
All’origine del clima di tensione la richiesta di rimborso avanzata dalla Asl di Viterbo a 16 medici di famiglia su un totale di 192 operativi nella Tuscia per medicinali “indebitamente prescritti” perché “oltre i militi consentiti” e che sta spingendo i camici bianchi a rivedere i piani terapeutici. Il totale chiesto dall’azienda sanitaria ammonta a circa 38mila euro con cifre pro-capite che variano da un minimo di 524 euro a un massimo di 5.253.
Profeta, che non è tra i multati, racconta come è cambiata la professione dopo questa decisione. “Siamo diventati ragionieri della Asl, stretti tra due fuochi: da una parte l’azienda sanitaria che ci multa se prescriviamo troppi farmaci, anche quando servono al paziente; dall’altra gli assistiti che non capiscono perché debbano pagarsi i medicinali prima gratuiti, pensano siamo noi i cattivi e, a volte, non hanno nemmeno i soldi per comprarseli”, si sfoga profeta.
All’indomani della notizia, il medico di Vetralla ha voluto avvertire tutti i suoi pazienti con un avviso: “Sono stato fino alle dieci di sera a modificarlo.
Il limite annuale di spesa per paziente indicato dalla Regione Lazio è di 125 euro per assistito, ma anche grazie alla Fimmg, il sindacato di categoria, è stato concordato il limite più alto di 140 euro come valore oltre il quale fa scattare i rimborsi. In passato era di 150 euro. Tre i farmaci che hanno fatto scattare la sanzione: gastroprotettori, medicine per malattie a carattere infiammatorio e ostruttivo delle vie aeree, nonché vitamina D. “Ma al di là di quelli – spiega Profeta – è tutta la spesa attenzionata. Stiamo modificando i piani terapeutici di molti pazienti per rientrare nei parametri”. Oltre alla reazione degli assistiti che dovranno pagarsi i farmaci anche se necessari, ci sono pure potenziali conseguenze per gli stessi medici. “Faccio un esempio: la prevalenza di patologie da reflusso in Italia è del 30%. La relativa nota – rivela - prevede che il gastroprotettore possa essere prescritto in maniera continuativa con revisione annuale. Mettiamo il caso che lo togliamo a un paziente che, quindi, per proseguire la cura deve pagarselo. E mettiamo non se lo possa permettere. Qualora sviluppasse poi un’ulcera gastrica la responsabilità sarebbe del medico”. Amarezza? “Tanta, prendersi cura dei pazienti è ora molto più complicato”.