Centootto pagine. Ognuna una pennellata che ricama un istante di quotidianità sconosciuta. Lettere, fotografie, materiale d’archivio. Più che un’opera, “Il Pirandello dimenticato” (De Luca Editori D’Arte, 2017) è una matrioska di memorie e tesori. Scritto a quattro mani da Pierluigi Pirandello, scomparso nel 2018 e ultimo nipote ad aver conosciuto il premio Nobel Luigi, e dall’attore e regista Alfonso Veneroso, è una delle testimonianze dirette più solide sulla vita dalla famiglia Pirandello.
Per questo la signora Giovanna Carlino Pirandello, moglie di Pierluigi e presidente della Fondazione ‘Fausto Pirandello’, ha deciso che sabato venisse presentato di nuovo all’interno della sala consiliare di Soriano nel Cimino (terra cara alla famiglia Pirandello); perché la carne viva di giorni fatti di umane gioie e dolori fosse una bussola per accompagnare i visitatori all’interno della mostra, visitabile fino a domenica 28 gennaio, che a Palazzo Chigi Albani ospita i dipinti vincitori del bando della seconda edizione del premio di pittura dedicato al figlio del premio Nobel (insieme a tre suoi dipinti, due di Luigi Pirandello e uno della sorella Lina)
Un modo per entrare in contatto con l’essenza più profonda di Fausto Pirandello, capirne l’opera e l’enorme genio fatto di intuizioni, di destrutturazione e ricostruzione delle realtà.
“Pierluigi – racconta Fadda – ha scelto di non essere artista, ma per fortuna nostra non ce l’ha fatta fino in fondo. Era artista nel cuore e degli artisti è diventato protettore. Era convinto del potere della cultura, un ideale in cui ha creduto fino alle fine”. Grazie, soprattutto, all’incontro con Giovanna che per Pierluigi è stata moglie, amica, sostegno, sprono. Giovanna che oggi porta avanti la Fondazione Fausto Pirandello e lavora per realizzare il desiderio più grande del marito: continuare la divulgazione e promozione dell'opera del padre Fausto.