«Era diventata un giochino, una schiava sessuale. Era disarmata e dissociata dalla realtà». Arriva in aula il lungo e straziante racconto di mamma Virginia Adamo. La donna che sola e con grande tenacia è riuscita a portare l'aguzzino di sua figlia davanti a un tribunale. È entrato nel vivo ieri il processo al maestro Lino, al secolo Pasquale Gaeta, il sessantenne napoletano leader della comunità Qneud (acronimo di Questa non è una democrazia) è accusato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale ai danni di due ragazze e esercizio abusivo della professione di psicologo.
Santone di Acquapendente, «Mia figlia schiava sessuale di padre Lino»
Parti civili la mamma di una delle due presunte vittime, una giovane adepta e l'ordine degli psicologi.
Secondo quanto ricostruito dalla pm Paola Conti, che ha indagato sul caso raccogliendo oltre 2.500 atti d'indagine, si sarebbe trasformato in un vero e proprio plagio. Psicologico e sessuale. Ma la figlia di Virginia Adamo non sarebbe l'unica vittima. Parte civile nel processo anche un'altra ragazza che sarebbe entrata nella finta comunità creata dall'imputato e da sua moglie. «Il teatro è una componente molto importante di questo gioco sadico che ha messo in piedi Pasquale Gaeta. È in questo modo che cerca adepti per la sua comunità e in questo modo si autofinanzia. Ad Acquapendente hanno creato laboratori anche per bambini piccolissimi, li indottrinano».
La seconda vittima, che sarà ascoltata nelle prossime udienze, sarebbe stata manipolata proprio durante un laboratorio teatrale e alla fine sarebbe andata nella comunità e diventata un'altra schiava.