Mafia viterbese, parla l'avvocato che fece da paciere

Giuseppe Trovato
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Venerdì 9 Aprile 2021, 07:00

«Non ho mai associato la figura di Giuseppe Trovato agli attentati che avvenivano a Viterbo. Ho scoperto tutto solo dopo».
Entra in scena l’avvocato che fece da “paciere” tra l’imputato Manuel Pecci e il ristoratore rimasto scottato dopo un trattamento di epilazione definitiva.
Sfilano gli ultimi testimoni della difesa nel processo per estorsione aggravata dal metodo mafioso agli imprenditori viterbesi Emanuele Erasmi e Manuel Pecci e al tuttofare romeno del boss albanese di mafia viterbese, Pavel Ionel.
A raccontare tutta la vicenda il legale che rimase coinvolto nella vicenda che ha portato l’imprenditore dell’estetica in manette.
Secondo l’impianto della Dda di Roma l’avvocato ricevette una telefonata da Giuseppe Trovato per “invitarlo” a calmare il suo cliente che voleva soldi da Pecci, suo amico.
«Conoscevo sia l’imprenditore della ristorazione, sia Giuseppe Trovato - ha spiegato. L’imprenditore era un mio cliente e amico. Un giorno mi parlò del problema che aveva avuto facendo depilazione nel centro estetico di Pecci. Inizialmente mi disse che ne avrebbe parlato direttamente con lui per trovare un accordo. Qualche giorno dopo contatto per dirmi che non era stato trovato nessun accordo e che dovevo scrivere una lettera di risarcimento danni, una lettera tranquilla che serviva a valutare l’entità della situazione. Un primo approccio. Dopo qualche tempo ero a Civitavecchia, lavoro anche come vice procuratore onorario, e mi chiama Giuseppe Trovato.
Non ho risposto subito, ma durante la pausa pranzo ho ritelefonato. 
Era vago e non ho subito capito di cosa stesse parlando. Mi parlava di un amico comune che aveva avuto un problema, che voleva denunciare. Che i due erano amici da tempo e dovevamo fare qualcosa, senza fare causa. Il tenore tranquillo e anche se dissi che Guidozzi era stato irrispettoso non gli ho dato peso. Per me era la soluzione auspicabile e non ci ho visto niente di male». 
L’avvocato la sera parla con l’imprenditore per capire cosa fosse successo. «La percezione che ho avuto - dice ancora - era tranquilla, non mi ha detto che avrei dovuto fare. Ho letto anche io le carte dell’inchiesta e so cosa c’è scritto, ovvero che Trovato riferisce la telefonata con me in maniera completamente diversa, ma ci tengo a sottolineare che è totalmente falso. Sono pure illazioni fatte da Trovato, come ne ha fatte tante altre».
L’avvocato davanti ai giudici ha confermato di non aver incontrato mai da solo il boss per parlare del problema tra i due conoscenti. «Io quel giorno ero al lavoro e sono uscito dal Tribunale di Civitavecchia alle 16.50 ed è facilmente verificabile».
Sul banco dei testimoni anche la mamma di Manuel Pecci.
Si torna in aula a giugno per l’inizio della discussione.

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