Mafia viterbese, l’impianto resiste ma escono di scena due protagonisti. La sentenza d’appello non ha solamente confermato l’esistenza di un’associazione di stampo mafioso a Viterbo ma ha scagionato completamente Martina Guadagno. La dipendente di Giuseppe Trovato era rimasta implicata nel giro e ha già scontato la pena che gli era stata inflitta in primo grado. Arrestata con l’accusa di essere parte della banda, in primo grado viene condannata a 2 anni e 4 mesi (che ha già scontato interamente) per favoreggiamento. In secondo grado la viterbese ne esce assolta completamente «perché il fatto non sussiste». Il suo avvocato sarebbe già pronto a chiedere i danni per ingiusta detenzione.
Migliora nettamente anche la posizione di Luigi Forieri. Il proprietario del bar, diventato ritrovo per la banda, era stato condannato perché ritenuto parte del sodalizio mafioso a 8 anni e 4 mesi. La Corte d’appello lo assolve dall’associazione portando la pena a 3 anni e 6 mesi per favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso. Scende anche la pena da scontare di Sokol Dervishi, l’unico pentito della banda in primo grado era stato condannato a 6 anni, per l’Appello ne dovrà scontare “solo” 4 e mezzo.
Non cambia invece la posizione dei capi, Giuseppe Trovato e Ismail Rebeshi, a cui la Corte d’Appello ha scontato giusto qualche mese di reclusione.