Martelli e passamontagna nascosti in macchina, nuovo processo per Giuseppe Trovato

Giuseppe Trovato
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 25 Marzo 2021, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 13:19

Martelli e passamontagna nascosti in macchina, nuovo processo per Giuseppe Trovato e Spartak Patozi.
Il boss di mafia viterbese e uno dei suoi fidati braccio destro sono accusati di porto abusivo di materiale atto ad offendere. L’episodio risale al dicembre 2017, quando i due furono fermati dai carabinieri in tarda serata proprio davanti alla caserma provinciale dell’Arma.
L’udienza in programma ieri mattina, davanti alla giudice Silvia Mattei, è però saltata in quanto Trovato non è stato trasferito dal carcere di Nuoro dove si trovava recluso. Trovato nonostante sia in attesa della sentenza di secondo grado per l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso vorrebbe essere partecipe anche a questo processo. E alla prossima udienza dovrà essere trasferito dal carcere.
L’episodio contestato ai due imputati in questo caso sembrerebbe sganciato dall’inchiesta sulla mafia a Viterbo. 
Anche se le intercettazioni del Nucleo investigativo hanno spiegato perfettamente perché Trovato e Patozi quella sera nascondevano martelli e passamontagna in aula.
Tutto ruota intorno alla vicenda legata a un noto ristoratore viterbese che non voleva piegarsi davanti alla figura del boss calabrese.
Giuseppe Trovato per aiutare l’amico Manuel Pecci che aveva un contenzioso col ristoratore, per via di una seduta estetica andata male, avrebbe deciso di punire l’imprenditore organizzando una spedizione punitiva.
Il boss a tarda sera chiama quindi a raccolta i suoi uomini più fidati e si apposta vicino al noto ristorante. In auto però i carabinieri da tempo avevano piazzato delle microspie e seguono il corso degli eventi.
«Gli facciamo male - afferma Trovato, lo mandiamo all’ospedale. Come esce, lo facciamo allontanare un po’ e poi pum pum».
Venerdì 15 dicembre 2017 il boss calabrese è in macchina con Patozi e gli illustra il piano d’azione. Secondo Trovato il ristoratore va pedinato al momento della chiusura del locale, dopo di che va colpito e infine gli vanno sottratti tutti 
i guadagni della giornata
«Ci facciamo una carica a quello - spiega - con più persone, andiamo io, tu e Erman con un’altra macchina. Gli andiamo dietro e quando vediamo il sangue basta e poi ci prendiamo quello che ha in tasca che guadagna». 
Il piano salterà.

I carabinieri all’ascolto fermano i due pochi secondi prima di dare il via all’azione.

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