Centro storico, si riparte dal piano del '90. L'assessore Aronne: «Visionario e ancora attuale»

Centro storico, si riparte dal piano del '90. L'assessore Aronne: «Visionario e ancora attuale»
di Simone Lupino
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Mercoledì 5 Aprile 2023, 11:06 - Ultimo aggiornamento: 15:43

Centro storico, l'amministrazione Frontini riparte da un documento di 30 anni fa, rivisto. Ma la base è quella: "Il piano quadro dei centri storici" - includeva infatti anche le frazioni - firmato dagli architetti Francesco Brancaccio e Giuseppe Zammerini, al quale lavorarono come collaboratori Lucia Fradusco, Marina Onofri e Stefano Zucchi. Uno dei vari piani transitati a palazzo dei Priori nel corso tempo e poi rimasti sulla carta. A riscoprirlo per caso l'assessore all'Urbanistica Emanuele Aronne in un libro acquistato nei giorni scorsi alla Fiera dell'Annunziata. "Un lavoro eccezionale - dice Aronne - in cui si riconosce un visione. Progetto datato? Macché. Fondamentalmente il centro storico è rimasto quello".

Il piano era stato approvato nel 1990 dal consiglio comunale dopo un iter durato 6 anni. "Approvato, ma non adottato, manca infatti il successivo passaggio in Regione, per cui non ha mai assunto un valore vincolate, solo quello di generiche linee guida.

E' un peccato perché senza pianificazione il centro è stato lasciato a se stesso", spiega Aronne. L'assessore, appassionato di storia locale, ha trovato traccia del piano in un volume intitolato "Viterbo: politica, economia, cultura, sport. 1945-1992". "Non ne avevo mai sentito parlare, non è neanche pubblicato sul sito Internet del Comune. La cosa mi ha incuriosito e così ho cercato di approfondire". Aronne è andato a recuperare i faldoni negli archivi. Occupano ora tutto un divano nel suo ufficio in via Garbini.

"E' un documento eccezionale - dice dopo averlo studiato in gran parte - Un lavoro fatto benissimo, tutto disegnato a mano, e che in più aveva una visione. E' il documento da cui partiremo per la redazione del piano di recupero del centro storico, già nei programmi di questa amministrazione".
Un piano di 30 anni fa può essere considerato attuale e in linea con le esigenze oggi? Sì, per l'assessore. "Fondamentalmente il centro storico è rimasto quello". Basta sfogliare le tavole per averne conferma. Viterbo è ferma ancora lì. Si parlava già allora di progetti più o meno simili che si vorrebbero realizzare ancora oggi. Di "polo di interesse commerciale territoriale" per piazza San Faustino, Sacrario, piazza Fontana Grande e piazza del Gesù. Di "polo di interesse commerciale territoriale turistico" per San Carluccio, San Pellegrino e San Pietro. C'è anche una sorta ztl in embrione, addirittura più estesa di quella di oggi. Piazze e vie per i pedoni, separate da quelle per le auto. Così come per le vie di accesso. Le strade dell'artigianato e del commercio. Un percorso pedonale paesistico tra il parco del Paradosso e Valle Faul. "E poi - continua Aronne, centri espositivi e sale conferenze. Tutto inoltre era integrato con il piano del traffico, prevedendo un sistema di parcheggi esterni alle mura".

La funzione principale del piano era quella di assicurare l'omogeneità di qualsiasi futuro intervento progettuale nella parte più antica della città, dettando le scelte di metodo a cui chiunque, pubblico e privato, doveva attenersi. "Ci fosse stato il piano, per dirne una, non sarebbe mai potuto nascere un palazzone come quello costruito in via Matteotti", dice Aronne riferendosi all'immobile occupato in parte da appartamenti Ater. "Il piano dettava infatti criteri omogenei per unità minime di intervento: 50 unità in cui era suddiviso il centro. Parametri che ancora oggi sarebbero utilissimi anche a chi per esempio vuole realizzare anche solo un dehor e invece non sa come tenersi".

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