Di sicuro, c’è l’orgoglio di esserci. Civita e Bagnoregio alla finalissima nella speciale top ten dei candidati a Capitale italiana della cultura 2025 sono un vanto per quanti da mesi lavorano al progetto. L’audizione di ieri al ministero della Cultura ha suggellato il successo di un borgo di circa 3.500 anime che prima del Covid è arrivato a sfiorare quasi un milione di presenzaeSì, Civita di Bagnoregio è proprio questo: un piccolo miracolo glocal, con le radici ben piantate nel territorio ma dal respiro ormai globale.
“Essere tra i dieci finalisti è già per noi motivo di immensa soddisfazione” è il mood che accompagnava ieri pomeriggio il sindaco Luca Profili e l’ amministratore unico della società Casa Civita nel viaggio di ritorno dopo aver presentato il progetto “Essere ponti” alla giuria incaricata di scegliere il migliore. Con loro, Salvatore Regoli dell’associazione Juppiter e Claudio Margottini, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico per la tutela di Civita.
In attesa del responso previsto per venerdì 31, l’umore è alto. “Nella prima mezz’ora – racconta il sindaco Profili – abbiamo esposto il dossier, mentre nella seconda abbiamo risposto alle domande della commissione”. I “giudici” hanno puntato i riflettori su alcuni aspetti specifici del progetto, soprattutto quelli che puntano sulle nuove tecnologie, insieme alle strategie che verranno adottate in caso di vittoria per gestire l’enorme flusso di visitatori richiamati.
“Puntare sul territorio è uno dei punti di forza della nostra proposta.
I competitor della cittadina arroccata sui calanchi? Agrigento, Aosta, Assisi (Perugia), Asti, Monte Sant’Angelo (Foggia), Orvieto (Terni), Pescina (L’Aquila), Roccasecca (Frosinone) e Spoleto (Perugia). “Non abbiamo certo l’ambizione di competere dal punto di vista storico-artistico con Assisi che vanta Giotto o Agrigento che ha la Valle dei Templi. Noi puntiamo piuttosto sui riconoscimenti in termini qualitativi del lavoro fatto in questi anni come piccolo territorio capace di avere ricadute su un’area vasta. Ecco, vogliamo dare speranza ai borghi di cui è costellata l’Italia: quanto avvenuto da noi può fare scuola”, è il pensiero di Bigiotti.
Del resto, i numeri parlano di un successo che non ha eguali. Nel 2008 Civita era visitata da circa 39mila turisti all’anno. Prima del Covid, nel 2018, si è arrivati a sfiorare un milione. Lo scorso anno la ripresa dopo la pandemia con 400mila presenze. “Adesso sono tornati anche gli stranieri. Da un mese e mezzo il 18% delle presenze viene da oltre confine, con più della metà dall’Estremo Oriente, come Giappone, Corea e Taiwan. Da una decina di giorni, sono tornati anche i cinesi”, rivela l’amministratore unico di Casa Civita. In caso di vittoria, i numeri crescerebbero a dismisura. Sul piatto un budget da 2 milioni e 600 mila euro, di cui un milione dal ministero, 870mila da Comune e Casa Civita, il restante da fondazioni, privati e associazioni. Con la prospettiva di richiamare ulteriori risorse in caso lo scettro arrivasse nella Teverina.
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