Bagnaia, il mercato settimanale è scomparso: «Sono rimasti quattro banchi»

Bagnaia, il mercato settimanale è scomparso: «Sono rimasti quattro banchi»
di Luca Telli
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Giovedì 23 Febbraio 2023, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 18:32

Un paio di banchi, quattro quando c’è il sole e la temperatura non è troppo rigida, che si perdono lungo via Pian del Cerro: una lingua d’asfalto che dalla stazione ferroviaria porta all’uscita del paese in direzione Nord, verso l’area archeologica dell’Acquarossa. 


Ogni lunedì, per chissà quanti lunedì ancora, si trova soprattutto abbigliamento intimo: mutande, t-shirt e calzini e prezzi stracciati o quasi. Niente frutta verdura, niente prodotti da forno e formaggi, niente detersivi o prodotti per la casa; dalle pentole allo straccio magico che accompagna ogni mercato: tutto sparito. 


«Per sempre? Speriamo di no – spiega il presidente di ANVA Viterbo Giulio Terri – ma non si può nascondere la realtà delle cose: il mercato di Bagnaia è appeso a un filo». Sono bastati pochi anni per cancellare una tradizione ultratrentennale tra le più solide in provincia. Le prime avvisaglie già prima della pandemia. Il Covid, poi, aveva fatto il resto. In mezzo la richiesta di trasloco prima accordata poi cancellata: lo spostamento in piazza XX settembre quando il mercato era già morente, poi il ritorno nel suo habitat tradizionale di via pian del Cerro. 


«Da venti banchi siamo passati siamo passati a quindici, poi a dieci e ora sono appena un paio quelli che resistono. Non abbiamo perso solo il mercato, ma lavoratori e una parte del patrimonio del paese fatto di socialità e relazioni – continua Terri -.

Tristezza? Forse non è il termine più esatto». Piuttosto la fotografia di una settore vittima di una crisi decennale contro la quale non è stato alzato alcun argine e che nell’autunno del 2022, con il peso delle restrizioni Covid ancora nei registratori di cassa e il boom dei prezzi dei carburanti, ha visto peggiorare la sua situazione.


Sulle ragioni che hanno portato il mercato di Bagnaia ad un passo dalla cancellazione Terri ha un’idea chiara: «Per anni i costi sono stati troppo alti. La crisi dei consumi che ha interessato poi il settore, a cominciare da quello dell’abbigliamento, ha spinto i commercianti a fare i conti: quando hanno visto che era sempre più difficile rientrare dalle spese hanno deciso di guardarsi intorno».


Un calo di interesse costante e progressivo che rischia di estendersi anche altrove contagiando i mercati di quartiere e quelli delle frazioni, con una paura strisciante che riguarda il mercato del sabato di Viterbo. Del calo di interesse dei commercianti successivo il trasferimento al Carmine, di spazi spesso deserti e di incassi crollati della metà, aveva avvisato più volte ANVA attraverso il presidente della sezione cittadina Terri e, in seconda battuta, quello provinciale Alessandro Gregori: per entrambi l’unica carta da giocare per evitare il naufragio del settore (e nella peggiore delle ipotesi lo svuotamento del mercato) passa dal ritorno in centro, una soluzione ancora lontana.

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