A Mammagialla 18 tentati suicidi, la Asl di Viterbo rivede il piano di prevenzione

Il carcere di Mammagialla
di Federica Lupino
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Venerdì 31 Marzo 2023, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 18:45

Al carcere di Mammagialla 18 tentativi di suicidio registrati nel 2022. In totale, invece, gli atti di autolesionismo tra i detenuti sono stati 156. Negli ultimi quattro anni non sono invece occorsi “eventi suicidari”. Proprio mentre si attendono i risultati dell’autopsia per chiarire i contorni del decesso di Dorin Cosmin Tebuie, il 26enne trovato morto nel letto della sua cella domenica scorsa, la Asl di Viterbo ha licenziato il Percorso di prevenzione e diagnostico terapeutico assistenziale per la prevenzione del suicidio e di atti di autolesionismo del cittadino detenuto, che aggiorna e integra le modalità operative già adottate all’interno della Casa circondariale di Viterbo dal 2018. Occasione anche per fotografare la situazione interna al carcere.

Lo scopo del progetto è “attuare le strategie e interventi necessari a rilevare il rischio di suicidio e prevenire atti di autolesionismo attraverso l’adozione di procedure che, fin dalla fase dell’accoglienza, consentano di attenuare gli effetti potenzialmente traumatici della privazione della libertà”. L’azienda sanitaria prende atto del sovraffollamento interno all’istituto, più volte denunciato anche dai sindacati che nei giorni scorsi sono scesi in piazza a Viterbo. A livello numerico, i detenuti in media sono circa 502 (rilevazione riferita al periodo ottobre 2021- settembre 2022) a fronte di una capienza regolamentare di 440 posti letto, appartenenti a varie tipologie giudiziarie (appellanti, in attesa di giudizio, il 63,1 % definitivi) di cui circa il 33% sono stranieri con problematiche culturali e linguistiche specifiche e circa il 30% sono tossicodipendenti.

L’istituto penitenziario di Viterbo si estende su circa 15 ettari dove sono stati realizzati 5 strutture, di cui 3 adibiti a ospitare la popolazione detenuta. “Tutte le celle, costruite per alloggiare una persona, sono predisposte per due, con un letto a castello, così che lo spazio utile per muoversi è limitato”, certifica la Asl.

Oltre a un poliambulatorio centrale, ogni sezione detentiva è dotata di ambulatorio sanitario utilizzato da personale dell’azienda sanitaria che aggiunge: “Tutti gli ambienti necessiterebbero di una ristrutturazione”. A livello di prestazioni, la Asl compie periodicamente (ogni 6-12 mesi) ispezioni inerenti la salubrità degli ambienti e fornisce indicazioni in merito alla direzione generale aziendale e alla direzione della casa circondariale, responsabile di effettuare gli interventi indicati. Tra i servizi, l’unità di Medicina Penitenziaria Territoriale a Belcolle.

Il nuovo percorso di prevenzione si basa su un “approccio di lavoro interdisciplinare tra le diverse aree di intervento, penitenziario e sanitario, con procedure di accoglienza e di integrazione dei servizi che permettano sempre alla persona che si trova ad iniziare il percorso detentivo di limitare gli effetti immediati, potenzialmente traumatici, della privazione della libertà, il cosiddetto trauma d’ingresso in carcere e di superare progressivamente, nei limiti del possibile, lo stress psico-fisico correlato alla condizione di detenzione e all’impatto con la realtà carceraria”.

Un passo ulteriore rispetto a quanto già messo in piedi, tra cui l’adozione del progetto individuale di salute, la telemedicina e la cartella digitale.

 

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