Offrire servizi bancari e di investimento al servizio della Chiesa Cattolica nel mondo». C'è questa unicità della mission dello Ior, comunemente conosciuta come la banca del Vaticano nel nuovo corso dell'istituto che ha completato la rigenerazione voluta da Papa Francesco, per tagliare i ponti con gli scandali passati e riaccreditarsi sui mercati, riallacciando rapporti bancari in Italia e all'estero dopo che Bankitalia aveva posto un veto nelle relazioni. Le operazioni opache partirono negli anni 60 con gli intrecci fra lo Ior e Michele Sindona che ebbe da Paolo VI un mandato di riformare la banca vaticana: 1971. L'avvento alla presidenza dell'arcivescovo lituano Paul Marcinkus portò alla vendita di metà della sua quota di maggioranza nella Banca Cattolica del Veneto al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. La svolta moderna è stato un repulisti della governance, forse ancora oggi bizantina che risente fortemente dell'influenza vaticana visto che un istituto di credito ha i cardinali come stakeholders. Lo Ior è ora una banca con una mission votata solo alle attività della Chiesa, come risulta da un documento "Privato e Confidenziale" consegnato nei giorni scorsi alle banche - molte italiane - con le quali ha reimpostato rapporti creditizi, interrotti per molti anni per volontà delle Authority.
L'Istituto per le Opere di religione è l'unico ente dello Stato del Vaticano ad essere autorizzato a svolgere professionalmente attività finanziaria ed è sottoposto alla Supervisione dell'Asif (Autorità di Supervisione e informazione finanziaria) ai fini della prevenzione e del contrasto del riciclaggio. Presidente dell'Asif è da novembre 2019 Carmelo Barbagallo che poco prima aveva lasciato Bankitalia dove era capo della Vigilanza. Dal documento emerge che la clientela dello Ior impegnata in attività apostolica comprende: 49% Congregazioni (50% estere), 26% Enti istituzionali Vaticani, 9% Diocesi da tutto il mondo, 7% Clero, 7% Dipendenti Vaticani, 2% Fondazioni ed altri enti di diritto canonico.
LA RITENUTA
La restaurazione dello Ior è avvenuta attraverso passaggi. Nelle carte predisposte per fare luce sulla nuova mission, lo Ior ricorda che nel 2015 la Santa Sede e gli Stati Uniti hanno firmato un accordo per la conformità internazionale sugli obblighi fiscali e l'implementazione del Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA) che è uno strumento per la trasparenza fiscale. Infatti da otto anni «lo Ior è conforme al FATCA: i clienti non sono più soggetti alla ritenuta del 30%», si legge nei documenti. Inoltre dal 2016 è in vigore la "convenzione in materia fiscale fra la Repubblica Italiana e la Santa Sede": «i clienti italiani assolvono i loro obblighi fiscale tramite lo Ior senza ulteriori dichiarazioni». L'istituto che ha sede nel Torrione del Vaticano si è sottoposto così a una pulizia generalizzata che gli ha fruttato un riaccreditamento sul mercato. Durante la lunga fase di "quarantena", il papato di Benedetto XVI, tedesco di nascita, fece sì che i rapporti interbancari transitassero tramite Deutsche bank mentre per la gestione dei pos, fino ad allora assicurata dal CreVal (ora incorporato nel Credit Agricole Italia), lo Ior si rivolse alla società svizzera Six che nel 2018 è confluita in Worldline Schweiz.
In epoca molto recente, Bankitalia ha tolto il veto alle banche italiane di intrattenere rapporti interbancari con lo Ior.
Vaticano, l'Authority Finanziaria nel 2020 ha messo sotto osservazione anche lo Ior