Terni, poliziotto pubblica un post con notizie riservate sul capo: assolto in primo grado e condannato in appello per accesso abusivo ai sistemi informatici

Il messaggio sui social era per la ex dirigente della polstrada Katia Grenga

Terni, poliziotto pubblica un post con notizie riservate sul capo: assolto in primo grado e condannato in appello per accesso abusivo ai sistemi informatici
di Nicoletta Gigli
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Mercoledì 13 Marzo 2024, 00:35

TERNI - «Circa tre anni fa a una richiesta lei mi rispose che non ero tenuto a sapere nulla, ho mandato giù bocconi amari… ma oggi il meglio per lei deve ancora venire».

E’ il 2016. Il poliziotto in forza alla sezione di polizia giudiziaria della procura di Terni pubblica sul profilo facebook personale il post rivolto al suo superiore.

Non fa nomi ma quello postato sui social è una sorta di avvertimento alla sua ex dirigente Katia Grenga, che guidava la polizia stradale dove lui lavorava prima di essere trasferito alla pg di palazzo Gazzoli.

Una vicenda andata avanti a suon di denunce e finita in tribunale.

In primo grado il poliziotto è stato assolto ma ora la corte d’appello di Perugia ribalta la sentenza.

Condanna l’uomo a sei mesi di reclusione per accesso abusivo nel sistema informatico Sicp, quello che serve per gestire i dati relativi a procedimenti penali iscritti nel registro delle notizie di reato e coperti dal segreto istruttorio.

Quel post con notizie riservate, per l’accusa sostenuta dal procuratore generale, Sergio Sottani, era scaturito da notizie che l’imputato avrebbe attinto accedendo per quattro giorni di seguito ai sistemi informatici.

La sentenza emessa nel 2021 dal tribunale di Terni aveva assolto l’imputato.

La vicenda inizia quando il poliziotto pubblica il post su facebook lasciando intendere di avere notizie riservate riguardanti un altro appartenente alla polizia, un superiore dell’imputato. In quel post si riconosce l’allora dirigente della polizia stradale, Katia Grenga.

Al centro dei veleni sarebbe finita un’indagine della polstrada su un presunto giro di finti incidenti stradali le cui carte potevano interessare il poliziotto.

Dalle indagini è emerso che il pubblico ufficiale, per motivi di risentimento nei confronti della Grenga, che poi ha presentato denuncia, senza alcuna autorizzazione, approfittando della sua posizione e utilizzando le proprie credenziali, aveva fatto accesso al Sistema informativo della cognizione penale, protetto da rigide misure di sicurezza, per carpire dati e informazioni contenuti nel sistema e riguardanti un particolare procedimento penale.

Dai controlli svolti durante le indagini sono risultati una quindicina di accessi in quattro diverse giornate nell’arco di meno di due settimane.

L’imputato tre anni fa è uscito con un’assoluzione dal processo di primo grado celebrato a Terni. Contro la sentenza l’appello della procura generale, con i giudici di secondo grado che hanno discusso la causa. Dura la requisitoria del procuratore, Sergio Sottani, che ha chiesto la condanna a un anno di reclusione. I giudici d’appello, oltre alla condanna a sei mesi di reclusione, ha condannato il poliziotto al pagamento delle spese processuali disponendo il risarcimento civile in separata sede.

Katia Grenga era assistita dall’avvocato Sergio Finetti di Orvieto.

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