Pochesci: «Via Falletti dalla Ternana? Come se la Roma avesse ceduto Totti»

L'ex tecnico delle Fere ne ha per la dirigenza attuale e quella precedente: "Bene la politica dei giovani, ma si riveda il settore giovanile. Bandecchi? Se fosse rimasto umile avrebbe vinto di più".

Pochesci: «Via Falletti dalla Ternana? Come se la Roma avesse ceduto Totti»
di Paolo Grassi
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Sabato 6 Gennaio 2024, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 00:55

«La Ternana che cede Falletti? E' come se la Roma avesse ceduto Totti». Parola di Sandro Pochesci. Della sua ex squadra parla sempre volentieri. Ne è rimasto tifoso e la segue sempre. Il tecnico spera in un 2024 all'insegna della salvezza, apprezza la nuova politica dei giovani anche se non risparmia critiche alla gestione del settore giovanile, come non lesina frecciate all'ex presidente Stefano Bandecchi, al quale però continua a voler bene.

Che idea si è fatto, di questa Ternana?

«Io dico che per le rose che ha avuto, soprattutto il primo anno di serie B, ha sempre raccolto molto meno di quanto potesse fare.

Quest'anno ha ancora molti giocatori ereditati dalla precedente gestione».

Lei è un fautore della valorizzazione dei giovani. E' la politica dell'attuale proprietà. Ci sta riuscendo?

«I ragazzi che ha stanno andando benissimo. I giovani, se si fanno giocare, migliorano. Il giovane è puro, non tradisce. E' più affidabile di molti anziani. Ha entusiasmo e non crea problemi. Io ho fiducia ancora nei giovani italiani. Al mondo siamo i secondi dietro al Brasile, ma poi un sistema sbagliato rovina tutto. Ora il Governo, nel decreto crescita, ha tolto le agevolazioni per far giocare gli stranieri in Italia. Per la prima volta, un governo merita la medaglia. Io, per quattro anni, tra Fondi e Ternana, sono stato l'unico allenatore ad aver schierato squadre di soli italiani».

I ragazzi della Ternana, però, sono prestiti. Non si dovrebbe, piuttosto, far crescere il settore giovanile?

«Se un settore giovanile fallisce per quattro anni con le sue squadre, evidentemente ci sono le persone sbagliate. Gli errori dei settori giovanili sono di chi li gestisce. Al Fondi, con Stefano Bandecchi, siamo stati l'unica società del Lazio ad aver portato tutte le squadre giovanili alle finali nazionali. Puntavamo su un modello di meritocrazia. Il problema, invece, è che girano troppi raccomandati, compresi allenatori e direttori».

Con Bandecchi, in che rapporti siete?

«Dopo il 2018, non ho avuto più contatti. Tranne un giorno che lo incontrai all'università. Ma non era più l'uomo che conoscevo. Voleva insegnarmi il calcio».

Magari, avrà imparato, no?

«Lui può capire di calcio perché è intelligente. Ma per imparare il calcio servono competenza e passione. Senza queste, non si impara. Soprattutto per una persona decisionale. Tanto è vero che per quanto ha investito non ha avuto risultati, tranne il campionato vinto in serie C dopo aver speso tre volte i soldi messi a disposizione a me in serie B. Ma è stato più bravo di altri, che con le stesse cifre sono retrocessi».

A Cristiano Lucarelli, invece, cosa è mancato?

«Ha vinto un campionato, ha fatto la storia e lo scorso anno era primo. Andava bene. Poi si è rotto qualcosa, probabilmente per l'invadenza di Bandecchi, che invece prima lo lasciava lavorare. Quando lo ha richiamato, non doveva tornare. Il ciclo era finito, non per lui ma per le scelte di Bandecchi, che ha sempre sbagliato le persone. L'allenatore è l'ultimo colpevole e il primo a pagare».

Roberto Breda può salvare la Ternana?

«Sì. Breda si è specializzato nel subentrare e fare bene. Come ad Ascoli, dove hanno sbagliato a non riconfermarlo».

La proprietà attuale di Nicola Guida, dove può arrivare?

«Chi subentra e mette soldi nel calcio, è solo da ammirare. Ma non ha le potenzialità di Unicusano. Se Bandecchi avesse conservato l'umiltà che io avevo apprezzato in lui come uomo, avrebbe avuto grandi risultati. Ma lui, poi, è diventato personaggio. E il personaggio ha travolto l'uomo».

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