Perugia, Appaltopoli e la sfida
al marameo degli avvocati

Perugia, Appaltopoli e la sfida al marameo degli avvocati
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Venerdì 21 Novembre 2014, 20:40 - Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 12:11
PERUGIA - «Marameo, cucù. Non mi acchiappi più». Non è un gioco, ma tra il nascondino delle intercettazioni e la corsa a ostacoli sulle righe del codice, Appaltopoli taglia quasi il traguardo.

È il pm Manuela Comodi a richiamare in aula il Marameo della corazzata delle difese di 39 imputati e 5 imprese coinvolti nell’inchiesta sugli appalti in Provincia considerati pilotati da una «cupola» di imprenditori e funzionari compiacenti. Marameo perché «il mio processo è diverso dal vostro processo», ricorda ancora una volta il pm, dopo che la Corte ha spuntato le armi della procura negando l’utilizzo delle intercettazioni. «Tutto corretto, il collegio deve giudicare su quanto ammesso e ascoltato in aula», ribattono gli avvocati, che si tengono stretta l’ordinanza firmata dal collegio presieduto da Daniele Cenci che cancella ore di ascolto della squadra mobile diretta da Marco Chiacchiera. Intercettazioni considerate «indispensabili» dal gup che ha disposto i rinvii a giudizio, ma che non sono mai arrivate nell’aula degli Affreschi. Una piccola battaglia antica, quella della Comodi, ma che diventa grande per arrivare alle pesanti condanne su cui la Corte deciderà a dicembre. «Gli avvocati - attacca il pm - hanno per primi ricordato il gap tra verità processuale e verità storica. Significa che questo gap esiste e quello che i giudici hanno sentito è solo parte della verità. Hanno ragione le difese: con le intercettazioni sarebbe stato un processo diverso». Un processo che avrebbe raccontato un sistema di liste di imprese amiche dette «menù». Un sistema fatto di continue telefonate tra i funzionari della Provincia, le imprese e gli intermediari, prima e subito dopo le gare, insiste il pm.



Le difese e la denuncia all'anonimo. Ma gli avvocati non ci stanno. Forti della decisione del collegio, passano sopra il cadavere delle intercettazioni e vanno al contrattacco. Dopo cinque udienze dedicate alle repliche delle difese (tra gli altri, Francesco Falcinelli, Nicola Di Mario, Franco Libori, Luciano Ghirga, Claudio Cimato), ieri ci ha pensato Giuseppe Innamorati, legale del dirigente della Provincia Fabio Patumi, a sottolineare come «manchi la prova della corruzione, della dazione di denaro e utilità. Le intercettazioni? Un elemento drogante della realtà. Una nuova di fumo che ha impedito di valutare elementi fattuali». Quali? Le tante gare a cui venivano invitate anche 17 ditte per volta. Non solo gli amici, quindi. «Contro Patumi - ha chiuso Innamorati - ci sono solo le parole di un calunniatore, quel Cosimo Vecchi che firmò l’esposto anonimo da cui partì l’inchiesta. Il pm ci ha contestato anche di non aver denunciato nessuno per quelle parole. Ci dica chi è Cosimo Vecchi e lo quereliamo subito».

L’ennesima stoccata che rende l’idea di un processo sentito e sempre molto teso, che corre sul filo della prescrizione. Con o senza intercettazioni.



Le richieste. Ma dopo anni di inchieste e battaglie, manca un’ultima udienza e poi (il 18 dicembre) la Corte si ritirerà in camera di consiglio. A decidere sulle tante richieste di condanna, le poche assoluzioni e sanzioni da oltre un milione di euro. Queste le richieste del pm Comodi (nella foto) a cui si oppongono le difese che vogliono l’assoluzione per tutti: 7 anni per Adriano Maraziti e Fabio Patumi, 6 per Massimo Lupini, 5 anni e 6 mesi per Maria Antonietta Barbieri e Carlo Carini, 4 per Lucio Gervasi, tre e mezzo per Paolo Piselli e Dino Bico (assoluzione se il collegio non revocasse l'ordinanza anti intercettazioni, come per Gianfranco Garritano, Riccardo Pompili e Riccardo Fioriti), Giovanni Rinalducci, i finanzieri Massimo Mazzocchi e Carlo Terzoli. E ancora, 3 anni per Amleto Pasquini, due e sei mesi per Gianni Pecci, Venera Giallongo e Mario Fagotti, due anni per Massimo Mariani. Più una richiesta di condanna a due anni e otto mesi per tutti gli altri piccoli imprenditori. Le sanzioni? Centomila euro per la Costruzioni edili e 258mila ciascuno per Appalti Lazio, Ediltevere, Tecnostrade e Seas.
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