Appaltopoli, pene lievi per i condannati
Esultano gli avvocati

Il Tribunale di Viterbo
di Maria Letizia Riganelli
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Martedì 1 Maggio 2018, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 14:26
«Il castello accusatorio è completamente saltato». Esultano gli avvocati, sospirano gli imputati. Il maxiprocesso, durato quattro lunghi anni, ad amministratori e imprenditori della Tuscia si conclude con pene dai 6 mesi ai 3 anni e 9 mesi.  

La sentenza è arrivata ieri pomeriggio dopo sette ore di attesa. Inflitti, in complesso, dieci anni e cinque mesi di reclusione agli otto indagati per corruzione e concussione. I sostituti procuratori Fabrizio Tucci e Stefano d’Arma avevano chiesto oltre venticinque anni di carcere.

Il giro di mazzette, scoperto dalla Forestale, partiva dagli uffici del Genio Civile di via Marconi, organizzato da Roberto Lanzi e dalla collega Gabriela Annesi. L’impiegato all’ufficio regionale era considerato il personaggio chiave. A lui i giudici hanno inflitto la pena più severa 3 anni e 9 mesi di reclusione, interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e l’estinzione del rapporto di impiego con l’amministrazione. Alla collega un anno e sei mesi e l’interdizione dai pubblici
uffici per un anno. 

Tra le condanne pesanti anche quella all’ex sindaco di Graffignano Adriano Santori: 2 anni e 2 mesi di reclusione. 
Agli imprenditori Luca Amedeo Girotti un anno e sei mesi e ad Angelo Anselmi sei mesi. 

Assolti Luciano Cardoni per non aver commesso il fatto e Giuliano Bilancini perché il fatto non costituisce reato. 
Pronti a ricorrere in appello gli avvocati Samuele De Santis
e Carmelo Ratano.

Le parti civili, Regione Lazio, Provincia di Viterbo e Comune di Vignanello invece hanno poco da festeggiare. La posizione della Provincia non è stata riconosciuta per prescrizione. A Regione e Comune un risarcimento di 20mila e 10mila euro. Che dovranno sborsare in solido Annesi e Lanzi. 
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