Paparelli: «Giunta in crisi, ma il centrosinistra non è percepito come alternativa»

Fabio Paparelli
di Federico Fabrizi
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Venerdì 2 Dicembre 2022, 17:22

PERUGIA - «Centrodestra e centrosinistra? Se Atene piange, Sparta non può ridere», la mette giù così Fabio Paparelli, portavoce dell'opposizione in consiglio regionale, che rilancia l'idea di Umbria innovativa e sostenibile da saggio nel Pd: «I partiti sappiano concedere spazi alle energie civiche», detto da chi «sa di aver dato e avuto tanto dalla politica e considera la propria esperienza in Regione da concludere nel 2024».
Paparelli, cominciamo dalla sanità.
«É l'emblema del fallimento della giunta Tesei. Il piano sanitario non è stato partecipato con nessuno e giudicato carta straccia dall'Università. La convenzione con l'Ateneo è da riscrivere. Non ci sono risposte ai problemi emersi in pandemia. Si parla di medicina di territorio e si riducono i distretti mentre la Lombardia ne fa uno ogni 100mila abitanti».
L'assessore Coletto ha avviato un piano di recupero delle liste d'attesa.
«Un bluff. Si riducono le prestazioni in sospeso perché alcune agende sono chiuse e si costringono i cittadini a rivolgersi al privato o fare centinaia di chilometri. E le assunzioni non sono state fatte, inutile girarci intorno. Intanto si chiudono i reparti».
Passiamo ai rifiuti.
«La giunta ha scelto la peggiore tra le proposte del gruppo di lavoro incaricato. Per me l'Umbria deve essere innovazione e sostenibilità: non le vedo. Avremo un termovalorizzatore che per raggiungere l'equilibrio economico avrà bisogno di rifiuti importati o paradossalmente dovremo fare meno differenziata, mentre i cementifici sono autorizzati a bruciare css anche da fuori regione. Si sposti l'obiettivo della differenziata all'80% a partire di Comuni molto indietro come Montefalco e Scheggino. E cosa succederà prima della costruzione del termovalorizzatore? Sia chiaro: Terni non può diventare discarica o inceneritore dell'Umbria».
E i trasporti? La giunta Tesei vara una gara da mezzo miliardo.
«Condivido le preoccupazioni dei sindacati: tagliano 2 milioni di chilometri, dividono l'Umbria in 4 lotti e promettono stessi servizi, risparmi e stesso personale. Non mi convince. Ma l'Umbria deve essere il centro tra Tirreno e Adriatico. La progettualità è la grande assente: l'alta velocità tra Orte e Falconara, con i dieci chilometri tra Campello e Spoleto fermi da un decennio, dovrebbero essere il fulcro».
Riuscite a dialogare con la maggioranza su questi temi?
«La giunta non ascolta e la Lega boccia qualsiasi nostra proposta perché nostra. Al centrodestra manca visione ed è in una crisi perenne: governano Lega e Fi che hanno il 15 per cento».
E il centrosinistra?
«Se Atene piange, Sparta non ride. Fatichiamo ad essere percepiti come alternativa, bisogna elevare il dibattito e proporre una nostra visione».
Ma l'opposizione riesce a tenersi insieme?
«Se ciascuno mette da parte i pregiudizi sì. Il funzionamento delle minoranze in Umbria è un laboratorio da valorizzare. Da qui si deve creare una reale alternativa, lo dico sinceramente, pronto anche a trarne valutazioni personali e senza ambizioni per il futuro, ho avuto tanto dalla politica e riterrò conclusa la mia esperienza in Regione al 2024».
Il congresso del Pd era necessario?
«Deve essere utile e rappresentare un'opportunità. Ho ascoltato Bonaccini dire che non vuole il sostegno delle correnti e l'ho apprezzato molto. Noi abbiamo bisogno di discutere di rifiuti, sanità, ambiente, trasporti e porre la questione sociale al centro: l'Umbria oggi non ha un piano di sostegno alla povertà».
Intanto arrivano le amministrative a Terni.
«A Terni ci sono importanti fermenti civici e nell'associazionismo cui i partiti devono guardare e aprirsi veramente senza volontà egemoniche, mai come ora va messo al centro il progetto e le forze alternative a una destra fallimentare, per far uscire la città dal declino in cui si trova».
Declino?
«Quattro rimpasti di giunta, sei assessori usciti e trenta cambi di casacca in consiglio, degrado, insicurezza e ospedale irriconoscibile. Record dell'inadeguatezza. Sul futuro vanno messe al centro alcune riflessioni: vale la pena, dopo 30 anni, spendere 130 milioni per l'ospedale Narni-Amelia o è opportuno ragionare di un polo unico Terni-Narni-Amelia sulla Marattana che ricomprenda tutto quanto previsto? E ancora: a Terni serve un'altra azienda ospedaliera come quella di Perugia o ha senso un grande ospedale dea di secondo livello che si convenzioni con l'Università? Aggiungo: a marzo 2020 il consiglio regionale approvava all'unanimità una mozione per il rinnovo dell'area di crisi complessa... non è successo nulla. Questo è parlare di progetti».
Basta allora con Terni prigioniera di complessi d'inferiorità?
«Si è fatta una narrazione impropria del riequilibrio. Il vecchio piano sanitario prevedeva la possibilità di costruire una clinica a Terni, che infatti è in itinere. Facemmo nel 2019 un'analisi sulla programmazione comunitaria 2014-2020: Terni otteneva il 18% dei fondi pur rappresentando il 12% popolazione, la provincia di Terni otteneva il 28 pur corrispondendo al 25. Il tema vero sta nelle riforme istituzionali e nel riassetto dei servizi: un'Umbria con due aree vaste equilibrate in grado di aprirsi verso la Capitale e verso il nord».
A chiudere, Paparelli, tutto bene col segretario regionale del Pd Bori?
«Un congresso costituente dovrebbe offrire una grande discussione aperta sull'identità del Pd e ridefinire gli organismi dirigenti a tutti i livelli.

Si tratta di dare spazio a classi dirigenti davvero nuove per consenso, competenze e capacità di misurarsi con i cambiamenti della società. Occorre il coinvolgimento di tutte le energie e non chiudersi in pseudo oligarchie che hanno fatto il male del partito ovunque. Servono apertura, senso di comunità, visione e pratiche nuove se vogliamo riconquistare la Regione nel 2024».

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