Inferno di Marghera, il racconto
dell'operaio che si è salvato
«Pramod pensava solo alla bimba»

Inferno di Marghera, il racconto dell'operaio che si è salvato «Pramod pensava solo alla bimba»
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Domenica 17 Maggio 2020, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 11:18
Pramod si disperava dal dolore per le ustioni, ma chiedeva in continuazione di sua figlia, una bimba di 4 anni. Ali che si allontana a bordo di un’auto per raggiungere l’ospedale più vicino, dopo essere stato anche lui avvolto dalle fiamme. Sono le drammatiche immagini che raccontano quanto accaduto a Porto Marghera, dove due operai di Terni sono rimasti gravemente ustionati in seguito all’esplosione avvenuta alla 3V Sigma, azienda leader nella produzione di prodotti speciali chimici. Entrambi sono operai della ditta ternana General Montaggi che svolge lavori di manutenzione alla 3V Sigma. Con loro anche un altro ternano, Luca Mechelli, che per miracolo non è rimasto coinvolto nell’incidente. Un racconto che Mechelli, operaio specializzato della General Montaggi, ha ricostruito con un quotidiano del Veneto. Un incubo iniziato con un boato. «Siamo arrivati alle 8 e loro dovevano lavorare insieme alla modifica di un tubo», ricorda Mechelli. Poi l’esplosione, le fiamme, la fuga, le urla disperate.

«Nonostante il dolore fortissimo, nonostante il volto ustionato e la pelle che si staccava dalla mano destra, nonostante tutto, in quel momento Pramod pensava soltanto alla sua bambina», ha raccontato Mechelli al quotidiano. Origine indiana, 33 anni, Pramod è ricoverato in riserva di prognosi all’ospedale di Verona, dove è stato elitrasportato dopo le prime cure. Soccorsi prestati nell’inferno di Porto Marghera anche da Mechelli. «I suoi vestiti - ha raccontato l’operaio specializzato della General Montaggi - erano completamente bagnati ed emanava un fortissimo odore di sostanze chimiche. Insieme, abbiamo raggiunto un posto sicuro». Ed è lì che Pramod si è confidato con il collega. Forse preso dalla paura di non farcela, l’operaio indiano ha pensato alla sua piccola, una bambina di 4 anni che vive a Terni. Alla lontananza per motivi di lavoro, si è aggiunto il dolore e la paura. «In quel momento Pramod pensava soltanto alla sua bambina» ha detto Mechelli.

Attimi drammatici, che l’operaio ternano ha saputo gestire con molta lucidità. «Gli ho risposto di non preoccuparsi, che la sua bimba stava bene e che dopo essere andato all’ospedale per le medicazioni sarebbe tornato a Terni da lei, e l’avrebbe abbracciata.
Poi è arrivata l’ambulanza. Mi ha detto: “Ho sete, dammi dell’acqua”. Ma i medici me l’hanno vietato. È stato tutto così orribile». Mechelli ha trovano anche la forza e la lucidità per chiamare con il cellulare l’altro collega. Ali, 30 anni, di origine rumena, che da poco si è trasferito da Terni a Padova con la compagna. Anche lui ha riportato gravi ustioni ed è ricoverato all’ospedale di Padova. «Mi ha raccontato di essere riuscito a fuggire e di essersi spogliato, probabilmente perché i vestiti gli bruciavano addosso. Ha fermato un automobilista di passaggio e gli ha chiesto un passaggio», ha raccontato Mechelli.
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