«Nonostante il dolore fortissimo, nonostante il volto ustionato e la pelle che si staccava dalla mano destra, nonostante tutto, in quel momento Pramod pensava soltanto alla sua bambina», ha raccontato Mechelli al quotidiano. Origine indiana, 33 anni, Pramod è ricoverato in riserva di prognosi all’ospedale di Verona, dove è stato elitrasportato dopo le prime cure. Soccorsi prestati nell’inferno di Porto Marghera anche da Mechelli. «I suoi vestiti - ha raccontato l’operaio specializzato della General Montaggi - erano completamente bagnati ed emanava un fortissimo odore di sostanze chimiche. Insieme, abbiamo raggiunto un posto sicuro». Ed è lì che Pramod si è confidato con il collega. Forse preso dalla paura di non farcela, l’operaio indiano ha pensato alla sua piccola, una bambina di 4 anni che vive a Terni. Alla lontananza per motivi di lavoro, si è aggiunto il dolore e la paura. «In quel momento Pramod pensava soltanto alla sua bambina» ha detto Mechelli.
Attimi drammatici, che l’operaio ternano ha saputo gestire con molta lucidità. «Gli ho risposto di non preoccuparsi, che la sua bimba stava bene e che dopo essere andato all’ospedale per le medicazioni sarebbe tornato a Terni da lei, e l’avrebbe abbracciata.
Poi è arrivata l’ambulanza. Mi ha detto: “Ho sete, dammi dell’acqua”. Ma i medici me l’hanno vietato. È stato tutto così orribile». Mechelli ha trovano anche la forza e la lucidità per chiamare con il cellulare l’altro collega. Ali, 30 anni, di origine rumena, che da poco si è trasferito da Terni a Padova con la compagna. Anche lui ha riportato gravi ustioni ed è ricoverato all’ospedale di Padova. «Mi ha raccontato di essere riuscito a fuggire e di essersi spogliato, probabilmente perché i vestiti gli bruciavano addosso. Ha fermato un automobilista di passaggio e gli ha chiesto un passaggio», ha raccontato Mechelli.
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