Gualdo Tadino , traffico illecito di rifiuti e riciclaggio: nove a processo

L'intervento del Noe durante durante l'inchiesta Black Sun
di Enzo Beretta
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Mercoledì 13 Aprile 2022, 08:45

PERUGIA - Il giudice per l’udienza preliminare di Perugia, Natalia Giubilei, ha firmato il rinvio a giudizio per nove persone e quattro società inquisite nell’ambito dell’inchiesta denominata Black Sun relativa a una presunta maxi gestione illecita di rifiuti elettrici in Umbria. Il processo si aprirà il 16 novembre in via XIV Settembre davanti ai magistrati del terzo collegio della sezione penale. Stando a quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico durante le indagini alcuni rifiuti speciali pericolosi erano stati esportati dall’Umbria in Siria e altri ancora in vari Paesi dell’Africa, oltre che in alcune fonderie della Germania e dell’Olanda.
Nel capo d’imputazione firmato dal pm Massimo Casucci (sostituito ieri in aula dalla collega Laura Reale), che si compone di 15 pagine, vengono elencati i nomi di 14 imputati e di quattro società: per quanto riguarda i primi, due persone sono morte e altre tre – Ioana Dumitrescu, difesa dall’avvocato Guido Rondoni, Chiara Gnalducci e Alessandro Cruciani, assistiti da Roberto Alboni del Foro di Arezzo – sono state prosciolte. Le quattro società per le quali si apre il processo, invece, sono la Mialma Srl di Arezzo e altre tre di Gualdo Tadino: più nello specifico sono la A.G. Immobiliare Srl, la Ecolife Srl e la Raegest Srl.
La Procura umbra contesta a vario titolo i reati di traffico illecito di rifiuti e autoriciclaggio.

I soggetti - nella versione accusatoria - dovevano trattare i rifiuti rendendoli non pericolosi attraverso ditte autorizzate che, per gli inquirenti, hanno ottenuto «un ingiusto profitto sia dall’abbattimento dei costi di gestione, qualora i trattamenti fossero stati correttamente effettuati», sia dal guadagno della vendita di questi rifiuti nei «mercati paralleli». Solo la Raegest di Gualdo – hanno ricostruito le indagini dei militari del Noe – nel periodo di tempo tra il 2012 e il 2016 ricevette oltre 4.500 tonnellate. Gli imputati, secondo l’accusa, avrebbero utilizzato false attestazioni e formulari di identificazione dei rifiuti provenienti da varie parti d’Italia.

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