Perugia, l'ultima mossa per salvare l'affare Monteluce

Perugia, l'ultima mossa per salvare l'affare Monteluce
di Luca Benedetti
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Martedì 2 Giugno 2020, 17:00
PERUGIA - La palla è nel campo della giunta Tesei. Ed è una palla avvelenata in un partita in cui il campo è su un piano inclinato. La Regione difende la porta verso cui gli attaccanti avversari scendono in discesa. Salvare porta e pelle viene definita da qualcuno missione impossibile, perché l’emergenza Covid-19 ha reso ancora più pesante la situazione legata all’andamento della Nuova Monteluce. La Regione si muove, ma si trova quasi accerchiata dagli eventi. Eredità di un’operazione che la presidente Donatella Tesei, nei mesi scorsi, informando la giunta sullo stato dell’arte, non ha esitato a definire «figlia di una stagione politica in cui, la pubblica amministrazione, in una rinnovata visione statalista, manifestava velleità imprenditoriali che andavano bel oltre le finalità di sviluppo urbanistico e territoriale assumendo a tratti una connotazione speculativa e di finanza creativa». Insomma, un’operazione sbagliata.
Il calendario corre veloce e la moratoria chiesta a banche e creditori per non arrivare alla liquidazione del fondo è agli sgoccioli. La sottile linea rossa del 30 giugno è dietro l’angolo e palazzo Donini si è mosso per arrivare almeno in autunno se non a fine anno, dopo una proroga che era arrivata a febbraio scorso e aveva rimbalzato la data ultima a fine del mese in corso. Un allungamento della moratoria che andrebbe a coincidere con l’ultimo allungamento della vita del fondo.
Si rincorrono voci e ipotesi, come quella di qualche imprenditore, anche umbro in cordata, interessato a guardare dentro al calderone Monteluce.
Sono decine le imprese umbre che devono avere tre milioni di euro per i lavori fatti e che da almeno un anno e mezzo non vedono un quattrino. Ma l’allarme su Monteluce, tanto per ricordare ai più distratti, era salito a livello arancione già quando la giunta Marini era lontano dal dissolversi per le vicende legate a sanitopoli.
L’uscita dal lockdown rimette prepotentemente sul tavolo della giunta regionale la situazione di Monteluce. Una vicenda che interessa la Regione per i soldi e per la partecipazione al fondo. Il Comune di Perugia perché rischia di trovarsi una bomba urbanistica in quello che doveva essere il fiore all’occhiello del recupero del glorioso policlinico.
Se i creditori che hanno lavorato stanno sotto di tre milioni di euro, la foto al 30 giugno di un anno fa inchiodava il disavanzo del fondo a 32 milioni di euro costruito su ventidue milioni di attivo e 55 di passivo. Ma in un anno, anzi in pochi mesi, è cambiato il mondo. E l’emergenza Covid-19 potrebbe aver disgregato i valori immobiliari certificati dodici mesi fa.
Come il segnale di chi fosse interessato, a inizio anno, a guardare dentro allo scatolone incompiuto e non si sa che interesse ha a muoversi oggi. Posto che se la missione dovesse diventare possibile l’acquirente dovrebbe tacitare banche e i creditori, prendere in blocco il comparto e poi avere la forza di tornare sul mercato per vendere e non lasciare un’incompiuta, una ferita pesantissima nel cuore della città.
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