Il calendario corre veloce e la moratoria chiesta a banche e creditori per non arrivare alla liquidazione del fondo è agli sgoccioli. La sottile linea rossa del 30 giugno è dietro l’angolo e palazzo Donini si è mosso per arrivare almeno in autunno se non a fine anno, dopo una proroga che era arrivata a febbraio scorso e aveva rimbalzato la data ultima a fine del mese in corso. Un allungamento della moratoria che andrebbe a coincidere con l’ultimo allungamento della vita del fondo.
Si rincorrono voci e ipotesi, come quella di qualche imprenditore, anche umbro in cordata, interessato a guardare dentro al calderone Monteluce.
Sono decine le imprese umbre che devono avere tre milioni di euro per i lavori fatti e che da almeno un anno e mezzo non vedono un quattrino. Ma l’allarme su Monteluce, tanto per ricordare ai più distratti, era salito a livello arancione già quando la giunta Marini era lontano dal dissolversi per le vicende legate a sanitopoli.
L’uscita dal lockdown rimette prepotentemente sul tavolo della giunta regionale la situazione di Monteluce. Una vicenda che interessa la Regione per i soldi e per la partecipazione al fondo. Il Comune di Perugia perché rischia di trovarsi una bomba urbanistica in quello che doveva essere il fiore all’occhiello del recupero del glorioso policlinico.
Se i creditori che hanno lavorato stanno sotto di tre milioni di euro, la foto al 30 giugno di un anno fa inchiodava il disavanzo del fondo a 32 milioni di euro costruito su ventidue milioni di attivo e 55 di passivo. Ma in un anno, anzi in pochi mesi, è cambiato il mondo. E l’emergenza Covid-19 potrebbe aver disgregato i valori immobiliari certificati dodici mesi fa.
Come il segnale di chi fosse interessato, a inizio anno, a guardare dentro allo scatolone incompiuto e non si sa che interesse ha a muoversi oggi. Posto che se la missione dovesse diventare possibile l’acquirente dovrebbe tacitare banche e i creditori, prendere in blocco il comparto e poi avere la forza di tornare sul mercato per vendere e non lasciare un’incompiuta, una ferita pesantissima nel cuore della città.
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