Virus, i presidi alzano la voce: «No chiusura,
ma si cambia: metà lezioni da casa, metà da scuola»

Virus, i presidi alzano la voce: «No chiusura, ma si cambia: metà lezioni da casa, metà da scuola»
di Remo Gasperini
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Domenica 18 Ottobre 2020, 08:15

PERUGIA Il mondo della scuola umbra dice no alla chiusura totale degli Istituti Superiori anche per soli 15 giorni. E i dati del monitoraggio del Miur, cui aderisce il 100% delle scuole umbre, supportano questa posizione con la convinzione che non è la scuola il moltiplicatore di contagi. Dal 5 al 10 ottobre 135 gli studenti positivi (su un totale di 115mila), 32 i docenti su 14mila e 9 gli Ata. E 135 studenti hanno fatto isolare 95 classi. I dati sono stati forniti da Antonella Iunti, la dirigente dell’Usr in continuo contatto sia con i suoi DS, pure compatti per il no alla chiusura, che con le altre istituzioni. «Il nostro obiettivo è mantenere le scuole aperte, in queste ore, di concerto con la Regione, sono al vaglio alcune soluzioni tese a dare continuità alle lezioni – dice la Iunti -. Se il problema dei contagi nasce nelle fasi pre e post lezioni dobbiamo lavorare tutti in sinergia per migliorare questo aspetto organizzativo per scongiurare la paralisi delle lezioni e garantire la didattica ai nostri studenti, meglio se in presenza. I ragazzi hanno bisogno della scuola e il nostro Paese ha bisogno che i ragazzi vadano a scuola. I plessi scolastici siano un presidio di sicurezza, oltre che fondamentale per la formazione». Compattezza dei dirigenti, si diceva, che difendono il diritto allo studio e l’enorme lavoro del personale: «La chiusura totale sarebbe una grande sconfitta per tutta la organizzazione scolastica che ha fatto il possibile per ricominciare in sicurezza – sostiene Rita Coccia del Volta, vice presidente nazionale e presidente regionale dell’Associazione Nazionale Presidi -. Tutto il personale si è prodigato; noi ci siamo organizzati, altri no. I contagi sono esterni: avvengono nei contatti familiari, sportivi, sociali in genere inclusi, secondo quanto ci dicono i genitori, i trasporti». In sintonia c’è Silvio Improta dell’Itet Capitini e reggente all’Alessi: «Non trovo giusto scaricare sulla scuola inefficienze di altri. Abbiamo fatto tutto il possibile e di più. Su 12 casi positivi gestiti nelle mie due scuole, totale 2500 alunni, nessun contagio fra i compagni nei gruppi classe. Fuori è ben altro». Stefania Moretti, Liceo Scientifico Galilei: «Al momento la salute è una priorità è evidente che la situazione sanitaria attuale non è confortante e sarà necessario prendere dei provvedimenti. Molti i nodi da sciogliere, mi auguro che questo momento serva per riflettere con attenzione sulle criticità e risolverle». Maria Rita Marconi IIS Cavour-Marconi Pascal: «Da cittadina credo che una chiusura “secca” non sia utile perché poi, dopo i Santi, che cosa succede? Tutto riparte come ora, in attesa di un nuovo “blocco drastico”. E’ preferibile il ricorso alla didattica a distanza per portare in aula, a rotazione, il 50% degli studenti». Anna Bigozzi IIS G. Bruno: «Chiudere le scuole e tenere aperto il resto non ha senso anche perché con tutte le misure che abbiamo adottato dentro gli edifici scolastici non si contagia nessuno. Il problema comunque sono i trasporti e non solo da adesso: gli interventi fatti per il Covid sono minimali e non evitano assembramenti. Ci vogliono più mezzi». Rossella Magherini preside del Di Betto: «Per noi è importante insegnare in presenza perché al liceo artistico abbiamo i laboratori di discipline pittoriche, plastiche, design della moda e del libro che verrebbero penalizzati. E poi per gli studenti disabili la didattica a distanza sarebbe molto riduttiva».

SOLUZIONI

Soluzioni possibili? Si sta valutando la riduzione del 50% del curricolo in presenza che vuol dire tre giorni a case tre a scuola con dimezzamento delle presenze negli istituti e nei trasporti. «In questo mondo - dice la Coccia, almeno di salverebbero le attività pratiche che nelle scuole tecniche sono fondamentali.

Senza i laboratori per le nostre scuole sarebbero la fine».

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