Alexandre rapinato e accoltellato a Medellin lungo la strada per l'aeroporto. Svolta per il giallo in Colombia

Alexandre Mennesson
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Domenica 30 Luglio 2023, 09:11 - Ultimo aggiornamento: 09:26

Aggredito, depredato di soldi e documenti lungo una “bretella” di grande comunicazione. Si starebbe componendo il quadro relativo alla morte di Alexandre Mennesson, collocabile lo scorso week end a Medellin, in Colombia. Secondo fonti giornalistiche, tra sabato e domenica della scorsa settimana nella “città dell’eterna primavera” sono state cinque le vittime di altrettanti omicidi. Di quattro vengono rivelati i nomi, della quinta solo il profilo che rimanda con qualche esilissimo dubbio al 33enne franco-italiano residente a Umbertide. «Un terzo caso si è verificato sulla strada per il Tunnel d’Oriente, al chilometro 1+000, quando personale di Polizia ha trovato accanto a un taxi il corpo di un uomo gravemente ferito, privo di documenti e con diverse coltellate», la cronaca. «Gli agenti in divisa lo hanno portato in pattuglia all’Ospedale Generale di Medellin, dove è riuscito a ricevere cure mediche, ma ore dopo è deceduto a causa delle ferite riportate. Si stimerebbe che avrebbe tra i 35 e 40 anni anche se in Medicina Legale stanno avanzando nel lavoro per cercare di stabilire la sua identità». Più o meno negli stessi momenti l’agonia di Alexandre è diventata argomento di un messaggio diretto a tutti coloro che erano suoi contatti su Instagram. Usando un nickname, l’amico colombiano dell’ex autista di ambulanze ne aveva annunciato la dipartita «a causa dei colpi ricevuti». Accertato che non si tratta di un mitomane e di un profilo falso, il comportamento di “mister x” non appare troppo limpido. Era presente sul taxi durante l’assalto dei rapinatori? E’ persona informata sui fatti o un collaboratore suo malgrado attraverso il quale arrivare all’identificazione della salma? Mettendo insieme le tessere ne esce il puzzle delle ultime settimane di Alexandre. Negli anni umbertidesi potrebbe aver conosciuto una persona originaria della Colombia. Una ragazza, ad esempio, era presente nella comunicazione giunta in Italia. Un’amica del posto? Un’amica con cui condividere la vacanza? Il “gancio” per allargare le conoscenze in loco? A giugno, scaduto il contratto con la cooperativa appaltatrice dell’azienda sanitaria, probabilmente insoddisfatto dello stipendio e di prospettive lavorative non vicinissime, il 33enne potrebbe aver accettato la proposta di un giro d’orizzonte al Medellin. Qui non sarebbe sopravvissuto a “el paseo millonario”, a “la passeggiata milionaria”, come accennato da “mister x”.

E’ la tecnica di gang che avvicinano il turista in taxi o in macchina, fermo in strada.

I malviventi entrano nell’abitacolo, lo trattengono anche per qualche ora, lo sottopongono a minacce e maltrattamenti mentre l’auto fa il giro della città. Un sequestro lampo con finalità estorsive cui Alexandre, fisico strutturato in palestra, potrebbe aver reagito. A quel punto i banditi potrebbero averlo percosso, accoltellato ed abbandonato non lontano dal Tunnel d’Oriente. Un traforo con pedaggio a pagamento, il secondo più lungo dell’America Latina, tra Medellin e l’aeroporto di José Maria Cordova. Suo, plausibilmente, il corpo rinvenuto vicino a un taxi, come i mass media del posto. Nella “città dell’eterna primavera” sarebbe dovuto rimanere qualche mese, aspettando il concorso alla Usl.

Avrebbe così proseguito nell’attività di soccorritore in ambulanza che l’aveva impegnato in Belgio ed il 14 luglio 2016 a Nizza, in occasione dell’attentato che fece decine di vittime, falciate da un camion a folle velocità tra la gente richiamata in Promenade des Anglais dalla la festa nazionale francese. In Colombia l’iter medico legale per il riconoscimento della salma starebbero segnando il passo in attesa delle impronte digitali dall’Italia che, però, risulterebbero deteriorate e difficilmente utilizzabili. Uno scambio di informazioni complicato anche dalle difficoltà nell’interfacciarsi con gli inquirenti. Possibile, a questo punto, il ricorso alla comparazione con il dna dei familiari. Il che dilaterebbe i tempi prima dell’autopsia. Papà Pascal, mamma Irene, umbertidese verace emigrata in Francia da giovanissima, il fratello Thomas, stretti nel loro inconsolabile dolore, stanno facendo l’impossibile per conoscere la verità. Sono bloccati a Nizza, dove il consolato italiano è l’unico contatto con la Colombia pur se non mancano problematiche di interlocuzione, moltiplicate dall’assenza di una banca dati comune.

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