IL PREDESTINATO
Saltando quasi del tutto l’attività da juniores (cosa poco usuale per un giovane del nostro Paese), Sinner si è cimentato sin da subito con i Future, prima, e con i Challenger, poi. Il 19 marzo 2016, a 14 anni e mezzo, batte Leo Kovacic nelle qualificazioni al Future Croatia e vince il suo primo incontro a livello pro. Due anni ancora e arrivano anche la prima vittoria nel tabellone principale di un Future e poi di un Challenger. Di conseguenza, i primi punti per la classifica mondiale. Chiude il 2018 da numero 551 del mondo. Il resto è pura deflagrazione sportiva. A fine febbraio, grazie a una wild card, partecipa al Challenger di Bergamo e lo vince. La settimana dopo gioca il Future di Trento e vince ancora. Si riposa un po’ e torna in gara a Santa Margherita di Pula dove conquista il terzo titolo di fila (un altro Future) e colleziona 16 vittorie consecutive a livello pro. Saggia anche l’Atp, entra da lucky loser nel tabellone del 250 di Budapest e passa un turno prima di cedere a Djere (33 del mondo) e, la settimana scorsa, va ancora in finale a Ostrava ma si arrende a Majchrzak. Arriva a Roma da numero 262 del mondo e con un’attenzione molto superiore a ciò che la sua classifica suggerirebbe. Il motivo è semplice: Sinner ha i tratti del campione, gioco solido (anche se poco vario, ma ci si può lavorare), presenza mentale, capacità di menare le danze a ridosso della linea di fondo, merce rara nel circuito, figurarsi tra i 17enni. «Finora la stagione è andata abbastanza bene. Ho fatto tante partite, l’idea è di giocarne tante anche qui - ha commentato a caldo dopo la vittoria di ieri - A Roma mi sono allenato un paio di volte quando c’era il torneo, ma non avevo ancora mai giocato un match. E’ stata una bella emozione». Cosa volete che dica un ragazzino nel tempio del tennis? In fin dei conti la sua racchetta parla meglio di lui.
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