Rugby Italia, Gonzalo Quesada, ecco il nuovo ct degli azzurri: «Giovani e di talento, cresceremo insieme» Chi è

E' il primo argentino ad allenare la nazionale. Dopo il fallimento al mondiale in Francia subentra a Kieran Crowley. Avrà pochissimo tempo per preparare il Sei Nazioni

Gonzalo Quesada (Foto Cfp)
di Paolo Ricci Bitti
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Martedì 31 Ottobre 2023, 23:57

«Prima pensiamo all’identità della nazionale che nasce da un progetto di gioco, poi vedremo dove si potrà arrivare con gli azzurri». Ecco Gonzalo Quesada, il primo ct argentino dell’Italia, natali a Buenos Aires 49 anni fa e nonno materno nella Trieste austro-ungarica. Curioso che finora per l’allenatore non si fosse pescato in quell’illustre scuola ovale dalla quale sono scaturiti talenti stellari che hanno fatto la fortuna degli azzurri, Diego Dominguez su tutti.

«Ci ho parlato con “Domingo”- dice nel Salone d’onore del Coni a Roma dove il presidente federale Marzio Innocenti l’ha presentato - e anche con “Castro” (Castrogiovanni) e pure con Sergio che ho allenato a lungo». Allenato con grande profitto perché, con Parisse capitano, lo Stade Francais di Parigi guidato da Quesada ha vinto uno Scudo di Brennus e una Challenge Cup. «Tutti mi hanno dato buoni consigli, mi hanno detto dei pregi e dei limiti del rugby italiano, ma comunque avevo già scelto perché la proposta di Innocenti e del direttore tecnico Daniele Pacini mi ha entusiasmato subito.

Non avevo mai allenato una nazionale e adesso non vedo l’ora di cominciare».

Quesada comincia effettivamente bene perché intanto ha imparato prodigiosamente l’italiano in tre mesi quando l’ex ct Crowley non ci era riuscito (o non aveva voluto) in 10 anni. Eppoi nessun proclama, nessun annuncio altisonante come purtroppo qualche suo predecessore aveva intonato. No, Quesada non si presta al ruolo di Uomo della Provvidenza alla quale abbiamo troppe volte affidato il compito di rimediare alle nostre ataviche carenze. Il neo ct ha brillato in 38 caps alla regia dell’Argentina e poi ha portato in alto anche la selezione Jaguares, un’Argentina “ombra” che ha matato franchigie sudafricane, neozelandesi e australiane. È stato anche il miglior marcatore (102 punti) dei Mondiali 1999, insomma il cv c’è tutto. E a questo momento della vita è determinato a entrare e a restare nel “giro” degli allenatori mondiali.

«Ambizioso lui - ha detto Innocenti - e ambiziosi noi che gli affidiamo un gruppo giovane e di talento». Talenti che però si stanno ancora leccando le ferite del fallimentare mondiale in Francia. «Ho visto allo stadio tutti i loro match e ho sofferto anche io per la partite (gentile Quesada, in realtà solenni batoste, ndr) con Nuova Zelanda e Francia. C’è molto di buono in questo gruppo ed è su questo che mi concentrerò nel poco tempo che avrò prima del Sei Nazioni, poi metteremo mano al resto con l’aiuto di franchigie, club e accademie».

Pochissimo tempo: il 3 febbraio arriverà a Roma l’Inghilterra, bronzo alla Coppa del Mondo e il ct avrà solo una manciata di giorni per “registrare” gli azzurri. «Mi piace il gioco d’attacco che ha impostato Crowley, magari lo useremo solo nelle zone del campo che per ora lo permettono (ehm, non vicino alla nostra area di meta, e meno male)». Da Pumas e con i Jaguares è stato abituato a formazioni 100% “made in Argentina”, ma «nei club ho allenato giocatori pure di 12 nazionalità. Anche fra gli azzurri, espressione di un Paese che ha conosciuto forti fenomeni migratori, ci sono tanti giocatori nati all’estero: una ricchezza da far fruttare», dice saggiamente Quesada. 
 

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