Strootman: «Occhio, il Feyenoord è forte ma Mourinho può batterlo. In estate stavo per tornare»

Il centrocampista, 33 anni, sta rivivendo un’altra gioventù

Strootman: «Occhio, il Feyenoord è forte ma Mourinho può batterlo. In estate stavo per tornare»
di Alessandro Angeloni
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Martedì 18 Aprile 2023, 22:50 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 09:18

Il mare gli deve stare sempre vicino: a Roma, a Marsiglia, a Cagliari e ora a Genova. Scelte di vita, forse non casuali. Kevin Strootman, 33 anni, sta rivivendo un’altra gioventù, è uno dei protagonisti del Genoa, a un passo dal ritorno in serie A. Kevin a Roma ha lasciato un ginocchio e il cuore. «All’inizio non volevo ammetterlo, poi mi sono reso conto che non ero più quello di prima e ho cambiato modo di giocare. La testa mi diceva una cosa, il corpo un’altra: il centrocampista box to box ha smesso di esistere. L’ho accettato e sono andato avanti».

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Rimpianti?

«So che la mia carriera poteva essere diversa, forse migliore, ma è vero pure che tanti calciatori, infortuni come i miei, li hanno subiti a 15, 16 anni e hanno smesso di giocare presto.

In fondo sono ancora qui».

A Napoli il primo grave infortunio, a Firenze la botta che non si aspettava. Quale dei due è il ko più negativo che si porta dietro? 

«Decisamente Napoli. È stato tremendo, ma poi ho pensato che potevo uscirne. Invece mi hanno sbagliato l’operazione e sono entrato in un tunnel. Poi mi sono fatto male al Franchi ma poteva accadere nella gara successiva. Se tornassi indietro, di sicuro farei altre scelte».

Ha mai pensato di smettere?

«Sì l’ho pensato, quando un medico tedesco mi ha detto che se non mi fossi operato avrei rischiato. Poi per fortuna è arrivato il professor Mariani. Il giorno in ho giocato con la Primavera ho capito che l’incubo era alle spalle. Oggi non sono più quello di prima, il mio passo è più lento, uso più la testa e magari chissà, questo ritmo mi allungherà la carriera».

Al Genoa come si trova?

«Bene, l’obiettivo è tornare in A». 

Tra lei e la Roma è stata subito magia.

«Sono arrivato e l’ambiente era depresso per la Coppa Italia persa contro la Lazio. Le 10 vittorie di fila hanno ridato entusiasmo e ci siamo divertiti. Con il pubblico c’è stato subito feeling. E Roma è la città più bella del mondo. Ero con gente come Pjanic, De Rossi e Nainggolan, eravamo un centrocampo completo. Impossibile giocare male al loro fianco».

Tornerebbe alla Roma?

«Lo scorso anno ho provato, anche gratis, ma non mi hanno voluto».

Le sarebbe piaciuto essere allenato da Mourinho?

«Parliamo di un tecnico che ha vinto ovunque, ma non lo conosco bene. Roma mi è rimasta nel cuore. Anche quando stavo male, mi hanno sostenuto tutti».

Perché è andato via, allora?

«Diciamo che alla fine non c’erano le condizioni per continuare insieme. La Roma continuava a comprare centrocampisti, sono arrivati Cristante, Pastore e poi Nzonzi. E mi chiedevo perché, che fine avrei fatto? Sentivo che non c’era fiducia in me. Ne ho parlato con Monchi e mi disse che ero incedibile. Nel frattempo mi chiamava Garcia da Marsiglia, ma io prendevo tempo. Poi ho saputo che Monchi aveva già stabilito il prezzo con il club francese, non è stato onesto. Ne ho parlato con Di Francesco e la reazione non fu di uno che mi avrebbe trattenuto a tutti i costi. Insomma, non avevo buone sensazioni. Giocai la prima partita a Torino, poi abbiamo preso la decisione di separarci. Che restavo a fare se non ero più accettato?».

A Marsiglia cosa non è andato?

«Lì ancora parlano del mio stipendio. Mi hanno accolto come uno che faceva gol e assist. Ma io sono un calciatore diverso. Era un torneo più fisico, è andata male, anche per colpa mia».

I suoi allenatori: Garcia.

«Un tecnico che sa scavare nei calciatori, è attento alle tue cose famigliari. Cura l’aspetto umano».

E Di Francesco?

«Mi sono trovato bene, giocavo sempre. Mi dispiace che dopo Roma non sia più riuscito ad emergere».

E Spalletti?

«Tatticamente un genio, gli allenamenti erano più tosti delle gare. È stato importante, venivo dall’infortunio e mi ha dato subito fiducia. Mi ricorda van Gaal, al quale sono legato». 

Si dice che Lucio abbia problemi caratteriali.

«Mai avuto problemi con lui».

Ora ha un giovane, Gilardino.

«Molto preparato, sta facendo un gran lavoro. Non è da tutti». 

La Roma affronta il Feyenoord, che lei conosce bene. 

«E conosco bene anche il suo allenatore, Slot, con il quale ho giocato un paio di anni nello Sparta Rotterdam. All’andata, hanno dimostrato gran carattere e energia. Anche la Roma ha giocato un’ottima partita, è stata sfortunata».

Ce la farà a passare il turno?

«Non lo so. Con l’Olimpico pieno può farcela, se non sottovaluta l’avversario che non per caso sta vincendo il campionato in Olanda. Sarà fondamentale il rientro di Dybala, un fuoriclasse vero».

Lei ha avuto due capitani tosti come Totti e De Rossi, che idea s’è fatto di Pellegrini?

«L’ho conosciuto che era giovane e non potevo pensare in quel momento che sarebbe diventato il capitano. Ma non paragonatelo a Francesco e Daniele, gli fate soltanto del male. Loro due sono la Roma».

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