Serie A, con Valeri e Doveri la scuola romana torna agli antichi fasti

Serie A, con Valeri e Doveri la scuola romana torna agli antichi fasti
di Roberto Avantaggiato
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Lunedì 11 Dicembre 2017, 11:21

La promozione a Internazionale di Daniele Doveri, oltre a rendere in parte giustizia allo stesso arbitro (che era stato sorpassato un po' a sorpresa nel 2014) rende omaggio a una scuola romana (e laziale in genere) che, dopo il brutto momento vissuto con Calciopoli, è tornata ad essere una delle più importanti del panorama italiano. Era infatti dai tempi di Riccardo Lattanzi e Gianfranco Menegali, due colossi dell'arbitraggio italiano della fine degli anni Settanta, che Roma non proponeva due direttori di gara nelle liste internazionali. Doveri (che posticipa a martedì il suo impegno in Genoa-Atalanta) si aggiunge a Paolo Valeri, che sabato sera ha confermato di aver superato un periodo di appannamento e di meritare la fiducia che gli sta concedendo Nicola Rizzoli, al quale va riconosciuto di saper rivitalizzare alcuni arbitri in difficoltà con Messina, anche se il lavoro su Maresca (semi-disastroso in Chievo-Verona, soprattutto nella gestione dei cartellini gialli e dei falli di gioco) sembra molto, ma molto più difficile. Valeri, promosso internazionale nel 2011, è invece uscito con grande soddisfazione, personale e dell'organo tecnico, dall'Allianz Stadium di Torino, ed è finora l'unico direttore di gara ad aver diritto due volte i bianconeri in altrettanti big-match. Quelli contro le due milanesi. Soltanto un altro internazionale ne ha diretti tre: si tratta di Gianluca Rocchi, ieri bravo nel dirigere la delicata sfida Spal-Verona. Confermata la sua tendenza a fischiare i calci di rigore senza Var (è già a quota undici): netto il fallo di Viviani su Cerci, così com'è chiaro lo sgambetto di Caracciolo su Floccari; qualche dubbio, invece, sul fallo sul portiere fischiato a Floccari (o a Paloschi?), che porta all'annullamento di un gol (sarebbe stato il primo) per la Spal. Manganiello con poco polso invece in Sassuolo - Crotone, perché si fa mandare a quel paese da Berardi (che poi lo evita in modo plateale) e lo ammonisce soltanto.

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