Tra battaglie di cortile, simpatie e antipatie, si rischia di perdere di vista la realtà. Che a Bergamo, per l'ennesima volta in stagione, è sembrata chiarissima: c'è una Roma dei titolari che se la gioca ad armi pari con qualsiasi avversario e un'altra che, se privata di Smalling, Matic e Dybala annaspa. Mou l'altra sera se l'è cavata con una battuta («Sono cresciuto giocando con rose da 20-22 giocatori top dove un giorno giocava Benzema, l'altro Higuain») che nasconde però una grande verità: la rosa giallorossa ad un occhio miope può apparire lunga, ma fatica a sostenere più competizioni. I numeri non mentono mai e dopo il ko con l'Atalanta lo certificano: 6 delle 9 sconfitte in campionato, sono arrivate dopo l'impegno infrasettimanale europeo. Ossia quando José per non stressare troppo alcuni elementi che per età (Matic) o curriculum vitae (Spinazzola, Dybala, El Shaarawy) mal sopportano due gare ravvicinate (figuriamoci tre) è ricorso al turnover.
TOUR DE FORCE
Competere su tre fronti richiede forze fresche e di livello sempre a disposizione, la Roma, ad esempio, se dovesse arrivare in finale di Europa League avrebbe disputato 55 partite in otto mesi.
La rosa dei giallorossi si poggia su degli elementi imprescindibili, senza i quali vengono a mancare i riferimenti al resto della squadra. Con i bergamaschi non c'erano Smalling (infortunio), Matic e Dybala (entrambi per gestione atletica), quest'ultimo assente anche all'andata. Contro i biancocelesti ha giocato Camara a centrocampo e mancava la Joya, mentre al ritorno non c'era Matic, con la Cremonese era squalificato Smalling e col Sassuolo fuori sia Cristante (squalificato) sia Paulo. Come risolvere? Lo ha detto Mourinho: se non proprio 22 titolari di livello, ne serve certamente qualcuno in più di adesso.