Ci sono promossi e soprattutto bocciati, respinti per ora senza neppure l’opportunità di un esame di riparazione: Balotelli, Belotti, Cristante, Lazzari. Cancellati pure i baby Pellegri, comunque infortunato, e Zaniolo: il ct un mese fa li aveva voluti a Coverciano per conoscerli meglio, evidentemente non gli sono piaciuti. Una girandola di nomi piuttosto sconcertante, che però rimanda gli appassionati più agée a quando, dopo il disastroso Mondiale del ’74, sulla panchina azzurra venne chiamato l’ormai quasi settantenne Fulvio Bernardini, il Dottore (era laureato in economia), per gestire il pensionamento della generazione dei Rivera e dei Mazzola e ricostruire: convocò decine e decine di giocatori e da questo casting esagerato, alla lunga, molto alla lunga per la verità, quattro anni dopo, Bearzot, suo collaboratore prima e successore poi, selezionò il gruppo che avrebbe entusiasmato ai Mondiali di Argentina ’78 e trionfato a quelli di Spagna ’82. Il precedente è beneaugurante, il presente un po’ meno. Bernardini includeva, Mancini invece tende a escludere chi non lo soddisfa subito. Alcune decisioni poi appaiono contraddire i principi ispiratori illustrati dallo stesso ct: la voglia di puntare sui giovani e la necessità di impiegare giocatori con buon ritmo partita nelle gambe.
LE SCELTE
Si capiscono poco perciò scelte come Giovinco, dimenticato per anni e ripescato ora nella meno brillante delle sue stagioni americane, oppure il no a Belotti, titolare nel Torino, e il sì alla sua riserva/spalla Zaza o il perché di Caprari, precario nella Samp, preferito a Politano, che nell’Inter gioca quasi sempre. Evidentemente è ancora una Nazionale sperimentale. Giusto non considerare la Nations League un obiettivo. Ma attenzione: più che una retrocessione nella Serie B di quella manifestazione (per come siamo messi ci sta), preoccupa il continuo calo nel ranking Uefa che potrebbe complicare persino la qualificazione ai prossimi Europei.
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